Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
CERCHIA FAMILIARE E DELITTI DI PUGLIA
La cronaca sembra dar ragione al filosofo francese Jean Baudrillard il quale afferma che nella società contemporanea la realtà insegue l’immaginario e tende a riprodurlo. Tesi ripetuta in un suo volume dal titolo, oggi incredibilmente attuale, “Il delitto perfetto”. Perché è ai delitti di casa nostra che la citazione di Baudrillard fa pensare. Gli assassini di ragazze, belle e giovanissime, Noemi a Specchia e Nicolina ad Ischitella ieri, e Sarah Scazzi ad Avetrana prima, sembrano uscire dalle sceneggiature dei film e delle fiction televisive che raccontano le storie di piccoli paesi, perfetti visti da lontano ma che nascondono terribili segreti. Specchia, Ischitella ed Avetrana sono i più piccoli dei tanti piccoli paesi della Puglia ed anche loro come le cittadine del Midwest dei film americani nascondevano qualcosa. Quelli di Noemi, Nicolina e Sarah non sono, a ben guardare, i consueti delitti passionali, crimini consumati sull’onda del desiderio inappagato o della rabbia per il tradimento. C’è certamente anche questo ma in più appare un terzo inquietante protagonista: la famiglia di cui le ragazzine sono, almeno simbolicamente, le vittime. La zia e la cugina di Sarah ad Avetrana mentre Nicolina è la vittima della passione malata dell’ex compagno della madre. Nella vicenda di Noemi a Specchia incombe l’ombra delle famiglie in antico conflitto tra di loro. Se sia questo uno dei motivi che ha armato la mano di un ragazzo violento e border line non è dato di sapere.
Riappare improvvisamente nello scenario di un Mezzogiorno, ormai considerato assolutamente modernizzato, l’antico protagonismo delle famiglie, tema tradizionale di cento ricerche e dell’interesse di autorevoli studiosi stranieri. Nel 1958, quando le nostre regioni sembravano uscire dall’arretratezza secolare, venne proposto dal politologo statunitense Edward Banfield il “familismo amorale” come tratto caratterizzante delle “Basi morali di una società arretrata” ( era il titolo del suo importante volume). Le ricerche le aveva condotte vivendo in un paesino della Basilicata, ribattezzato Montegrano . Qui nulla sembrava pensabile senza dover far riferimento alla famiglia i cui valori morali erano assolutamente autoreferenziali o, detto in altri termini, centrati solo sull’interesse e sulle pulsioni dei membri del nucleo.
Sono passati sessant’anni da quel libro ed il Mezzogiorno è cambiato profondamente ma, evidentemente, qualcosa del familismo amorale sembra permanere. Nei piccolissimi centri certamente ma anche nelle grandi città come mostrano eloquentemente la politica e le università dove il peso – più o meno amorale – della famiglia è ancora rilevante.