Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Scomparso da vent’anni, dov’è il corpo?»
Il caso mai risolto dell’uccisione di Luigi Fanelli «Libera» fa sua la richiesta della madre
«Credo che tecnicamente sia difficile riaprire il caso, ma quello che chiediamo è di aiutare una donna disperata. Una mamma che vuole solamente versare lacrime liberatorie su quel che resta del corpo del figlio». Mario Dabbicco, referente regionale di Libera (associazione contro le mafie fondata da don Ciotti) sabato scorso ha raccolto l’appello della mamma di Luigi Fanelli, militare 19enne probabilmente ucciso il 27 settembre 1997, in seguito a una lite. Dopo venti anni dalla sua scomparsa Libera Puglia si affianca alla famiglia del ragazzo lanciando un appello per chiedere «la restituzione del corpo di Luigi». Non è la prima volta che qualcuno si muove per soddisfare il desiderio di mamma Lucia. D’altronde gli anni passano e le cose cambiano. «Chi è a conoscenza di fatti legati alla scomparsa del giovane — si legge in una nota dell’associazione Antimafia — ne dia notizia alla magistratura».
L’«addio» di Fanelli risale al 1997. All’epoca il 19enne svolgeva il servizio militare presso la Caserma Briscese di Bari. Il 27 settembre uscì di casa, ma non vi fece più ritorno. Aveva trascorso la serata in un locale (un pub, ironia della sorte situato proprio in via Fanelli) in compagnia della sua ex fidanzata, Fausta Bressan, con la quale aveva litigato in un rapporto che era diventato teso. «Un diverbio così acceso — ricorda un comunicato di Libera — da spingere Bressan a chiedere a due suoi amici, Paolo Masciopinto e Francesco Sciacqua, di dare a Luigi una lezione per vendicarsi dell’umiliazione subita», ma non di uccidere l’ex fidanzato, come lei stessa raccontò ai magistrati patteggiando una pena a un anno e undici mesi per omicidio preterintenzionale. I due, Masciopinto e Sciacqua, furono condannati a 18 e 15 anni in primo grado, per poi essere assolti in appello con sentenza confermata in Cassazione nel 2008. Nel giugno del 2016 Masciopinto, pluripregiudicato nipote del boss Antonio Di Cosola, nel frattempo divenuto collaboratore di giustizia, si è autoaccusato del delitto, confermando di aver sparato a Luigi Fanelli la sera stessa della scomparsa e di averne occultato il cadavere. Ma essendo stato già assolto con sentenza definitiva, Masciopinto non è più imputabile per l’omicidio. Nonostante le sue indicazioni il cadavere della vittima non è mai stato trovato. «Seguiamo la donna da qualche anno — conclude Dabbicco — e crediamo che sia giunto il momento di aiutare una madre che non chiede soldi o vendetta. Ma solamente il corpo del figlio». Come più volte detto, mamma Lucia segue il suo obiettivo: «Finché non ritroverò il suo corpo non smetterò di lottare».