Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Emiliano punge Renzi «Leader è colui che ascolta Chi scrive libri è un artista»
Il governatore ha riunito la sua corrente Fronte democratico
Michele Emiliano riunisce a Bari la sua corrente, Fronte democratico, e si colloca. Come sempre si situa sulla linea di confine: dentro al Pd ma sulla soglia; in armonia con il leader ma elevando critiche verso di lui; indossando l’abito di organizzatore della conferenza programmatica del Pd a Napoli a fine ottobre (fa parte del board) ma criticandone l’esito che denuncia come preconfezionato. «Nulla vieta - dice Emiliano - che a Napoli il Pd lavorasse come abbiamo fatto noi oggi a Bari. Lo proporremo ma so che non ci ascolteranno». Il metodo di Bari è quello, collaudato, delle cosiddette sagre: focus tematici, confronto libero, discussione e poi la redazione di un documento di sintesi che diventa traccia programmatica.
A Bari arrivano 500 persone da tutta Italia (la metà dalla Puglia): cento tra loro non sono neppure iscritti al Pd. È tutta ricchezza che irrora il sistema linfatico di un partito esangue. La metà è ceto politico e personaggi del cerchio emilianista, ma ci sono anche molti esterni. Altro non è l’incontro di Bari se non il succedaneo di ciò che i partiti non sono più in grado di fare: riunirsi, discutere, decidere. Il governatore indica 12 temi, ognuno contrassegnato da un verbo coniugato all’infinito: ambiente («tutelare»), banche («risparmiare»), istituzioni («partecipare»), istruzione, welfare, criminalità, mobilità, imprese, economia, Europa, agricoltura, cultura. Per ogni tema una ventina di persone in cerchio a discutere, guidati da un facilitatore (esperto che guida). «È un sistema che funziona - avverte Emiliano - È il metodo delle organizzazioni che imparano. Questa non è un’assemblea sconclusionata: pochi minuti dopo la fine delle discussioni è già pronta la scheda che riferisce dell’esito di ogni tavolo». Tutto sotto gli occhi di tutti, di chiunque avesse voluto andare anche solo a guardare, con diretta streaming sulle conclusioni.
Tutto andrà debitamente confezionato e portato a Napoli. Emergono già alcune idee di fondo. Emiliano le riassume a volo d’uccello: inserire in Costituzione il «tempo pieno» a fianco all’obbligo scolastico, oppure scrivere nella Carta il principio della disponibilità degli open data. O anche prevedere i Leg (livelli essenziali della giustizia), la dotazione minima di organici e strumenti per ottenere risposte in tempi ragionevoli.
Emiliano non partecipa ai tavoli di discussione. «Perché il leader - dice rivolto a Renzi - è colui che ascolta. Non quello che si chiude in casa editrice per scrivere libri o spartiti: quelli sono gli artisti». E ancora: «Se ci fossero le norme per consentire la costruzione partecipata del programma, i partiti non si troverebbero nello stato comatoso in cui languono». È un moto di delusione riferito al suo Pd ma pure ai 5 Stelle. «La loro presunta “democrazia partecipata” è una grande speranza non realizzata». Ecco dove si vuole situare Emiliano: nella terra di nessuno tra il Pd e i 5 Stelle. E nella logica di confine, parlando ai cronisti, avverte che «continueremo a chiedere voti per il Pd ma rimanendo diversi». Appunto: un po’ dentro e un po’ fuori.
Inoltre proseguendo nell’opposizione al leader sottolinea che «Renzi è il candidato premier, secondo lo statuto, ma questo non impedisce ad altri di candidarsi». Se il segretario si facesse da parte, potrebbe farsi spazio Paolo Gentiloni «che è l’ipotesi da me suggerita». Il premier è «l’uomo politico di centrosinistra oggi più gradito dagli italiani».
Il governatore esclude, poi, il ricorso alle primarie se il sistema rimanesse proporzionale: il premier deriverebbe dalle trattative post elettorali «e le primarie restituirebbero una leadership falsata». La giornata si chiude con una preoccupazione («per quanto sta succedendo in Catalogna») e con un rammarico («abbiamo abbandonato quell’idea formidabile che è lo ius soli, per dare la cittadinanza ai bambini che sono nati in Italia»). La corsa di Fronte democratico è cominciata. Il prossimo traguardo è Napoli, il passo successivo è la battaglia per le candidature. Le armi sono affilate e pronte.
Democrazia partecipata «Ecco il nostro programma scritto liberamente da chi è voluto venire qui. Il Pd impari da noi il modello di democrazia partecipata»