Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Confonde la solidarietà con i diritti civili»
LA SVOLTA AUTONOMISTA LE REAZIONI Rossi (Bankitalia): il Mezzogiorno pecca di capitale sociale
«Emiliano parla di solidarietà tra Regioni, ma non è un ragionamento corretto. Qui la solidarietà c’entra poco». Adriano Giannola (foto), presidente della Svimez, commenta le dichiarazioni del governatore pugliese sulla possibilità che la Lombardia possa controllare la ricchezza che si produce sul proprio territorio. Anche l’economista Gianfranco Viesti, la vede così.
«Emiliano parla di solidarietà tra Regioni, ma non è un ragionamento corretto. Qui la solidarietà c’entra poco». Adriano Giannola, presidente della Svimez, commenta le dichiarazioni del governatore sulla possibilità che la Lombardia possa controllare la ricchezza che si produce sul proprio territorio. «Se la Lombardia è così ricca - sottolinea Emiliano - è evidente che ha dei diritti superiori nell’uso di quel denaro rispetto alla Puglia che è meno ricca. C’è un principio di solidarietà ma questo deve essere ragionevole».
Non è così, chiosa Giannola, e il motivo risiede nel fatto che «non si discute del rapporto tra Regioni, ma della possibilità di riconoscere a tutti i cittadini italiani i diritti fondamentali previsti dalla Costituzione». Anche l’economista Gianfranco Viesti, professore a Bari, si colloca sulla medesima posizione. Spiega così: «In Italia vigono due principi costituzionali. Il primo è quello secondo cui le imposte si pagano con criterio di progressività, più guadagni e più paghi in termini percentuali. Il secondo è che alcuni servizi pubblici devono essere garantiti a tutti i cittadini indipendentemente dal proprio reddito». E quindi? «Quindi - osserva Viesti - i principi di cui sopra, producono un effetto statistico che si manifesta in Italia, in Spagna e ovunque convivano regioni più ricche accanto a regioni più povere. Ossia: la spesa pubblica nelle terre più ricche è inferiore al loro gettito fiscale. Ma è quello che prevede la Costituzione quando stabilisce che i benefici del servizio pubblico siano garantiti a tutti i cittadini, indipendentemente dal loro reddito. L’idea che il gettito fiscale sia “regionale” (a ognuno il suo, ndr) non ha alcuna corrispondenza con i nostri principi costituzionali».
«In discussione - aggiunge Giannola - sono i diritti civili e sociali garantiti dalla Costituzione, non la relazione tra le Regioni. Il ragionamento di Emiliano avrebbe un senso solo se egli accettasse l’idea che in Puglia fosse garantito un livello di istruzione inferiore a quello di altre Regioni. Solo così potrebbe far valere l’idea che la Lombardia possa vantare diritti “superiori” sugli incassi fiscali in terra lombarda. Ma facciamo un altro ragionamento: se fos- se come ipotizza Emiliano, si dovrebbe avallare la ribellione dei milanesi che vivono nella centrale San Babila, i quali si lamentassero di pagare le scuole a quelli che vivono nella periferia di Quarto Oggiaro. È ovvio che è così, ma nessuno dei milanesi si lamenta per questo».
Il direttore generale di Bankitalia, il barese Salvatore Rossi, nei giorni scorsi ha scritto un articolo per il «Foglio» e sembra dare ragione a Emiliano. Dice così: «Dal Nord al Sud c’è da sempre un travaso di risorse pubbliche stimabile in quasi il 4% del Pil nazionale l’anno, dovuto ad un meccanismo semplice: le entrate tributarie sono correlate al reddito dei contribuenti, che è strutturalmente più basso al Sud, mentre la spesa pubblica è uniforme nel Paese». E se permane il divario tra Nord e Sud questo si deve «alla minore dotazione al Sud di “capitale so- ciale”». Ossia senso civico, fiducia verso gli altri e partecipazione alla vita comunitaria. Viesti è in disaccordo: «La qualità dei servizi pubblici dipende non solo da variabili socio-politiche, ma anche dalla dotazione delle infrastrutture». Al Sud, senza dubbio, sono inferiori. Anche a causa di un minore volume di investimenti.
A proposito di flussi tra Nord e Sud, Giannola, che è stato componente della commissione sul federalismo fiscale, sottolinea un altro aspetto: «Noi abbiamo in Italia una legge sul federalismo fiscale. La normativa, in ossequio alla Costituzione, prevede forme di “perequazione”. Ebbene, se quella legge fosse applicata, si dovrebbero prevedere più trasferimenti verso le regioni meridionali e non di meno. Non si applica perché qualcuno, al Nord, si è reso conto che non gli conviene».
Emiliano si assimila a Zaia e Maroni, colleghi di Veneto e Lombardia, alle prese con un referendum che chiede più poteri alle rispettive regioni: vorrebbe anche lui maggiori competenze. Sbagliato anche questo? «Il referendum chiesto da Veneto e Lombardia - risponde Viesti - è eversivo dell’ordine costituzionale, proprio per il ragionamento fatto prima». Ma il quesito non ha sollevato obiezioni giuridiche come in Spagna: e allora? «Se il quesito mira solo ad ottenere nuove funzioni, allora è inutile, perché la procedura per chiedere maggiori competenze si risolve in un confronto tra Regione e governo. Viceversa, tutte le mozioni fin qui approvate in Veneto e Lombardia, illustrano che lo scopo del referendum è politico: avere più consenso per gestire più facilmente le risorse del territorio. Ma questo, come detto prima, non si può fare con la Costituzione in vigore».
Adriano Giannola Il ragionamento avrebbe un senso se Emiliano accettasse l’idea di garantire in Puglia un livello di istruzione inferiore a quello di altre Regioni Gianfranco Viesti In Italia vigono due principi: le tasse si pagano con criteri di progressività e i servizi pubblici devono essere garantiti indipendentemente dal reddito