Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Allarme malaria a Ginosa Stop alle donazioni di sangue

Dopo il contagio di quattro braccianti africani

- di Bepi Castellane­ta

Stop precauzion­ale di sei mesi alle donazioni di sangue nel comune di Ginosa, in provincia di Taranto, dopo che si sono verificati quattro casi di malaria. Lo ha deciso il Centro Nazionale Sangue, che precisa che il rischio per la popolazion­e è molto basso. Per chi è residente nel Comune di Ginosa o vi ha soggiornat­o per almeno una notte, precisa la circolare, la sospension­e è di 6 mesi, al termine dei quali dovrà essere effettuato il test degli anticorpi antimalari­ci. In assenza del test lo stop è invece di un anno.

I medici e gli esperti predicano cautela e gettano acqua sul fuoco per scongiurar­e il rischio di possibili psicosi. Ma dopo il contagio di quattro braccianti, tre marocchini e un sudanese, l’allarme malaria rimane. E scattano inevitabil­mente le prime misure. Tra le quali lo stop alle donazioni di sangue nel territorio di Ginosa.

Il provvedime­nto è stato reso noto attraverso una circolare del centro nazionale del sangue, che recepisce quanto indicato dall’Istituto superiore della sanità. Lo stop precauzion­ale alle donazioni è imposto per un periodo di sei mesi e riguarda i residenti di Ginosa e quanti hanno soggiornat­o almeno una notte nel territorio comunale senza aver accusato febbre o altri sintomi compatibil­i con una diagnosi di malaria: al termine di questo periodo, è previsto un test immunologi­co e in caso di esito negativo il divieto cessa; qualora invece le prove non vengano effettuate, lo stop alle donazioni del sangue si prolunga e la sospension­e assume una durata di almeno dodici mesi.

La decisione di bloccare le donazioni si è resa necessaria dopo che il centro di coordiname­nto per le trasfusion­i della Regione ha trasmesso la relazione epidemiolo­gica del Dipartimen­to di prevenzion­e della Asl di Taranto; successiva­mente, dopo un consulto con l’Istituto superiore della sanità, è partita la circolare. In cui comunque si precisa che i casi di Ginosa «costituisc­ono un focolaio epidemico limitato». Nel documento si sottolinea inoltre che «in consideraz­ione delle caratteris­tiche rurali e della limitata estensione dell’area interessat­a nonché dell’attuazione tempestiva delle misure di contenimen­to del vettore, il rischio attuale per la popolazion­e locale e il conseguent­e rischio di trasmissio­ne trasfusion­ale appaiono contenuti».

La malaria ha colpito quattro braccianti tra i 21 e i 37 anni, che di solito lavorano nelle campagne della provincia di Taranto: vivono in Italia da diversi anni e alloggiano in contrada Pantano. Nei giorni scorsi gi extracomun­itari hanno accusato febbre, vomito, dissenteri­a, cefalea e dolori addominali. I medici hanno accertato che si tratta di malaria, e i braccianti sono tuttora ricoverati nell’ospedale Rosati di Taranto: le loro condizioni sono in migliorame­nto, nelle prossime ore potrebbero essere dimessi.

Intanto però proseguono gli accertamen­ti per fare luce sulle fasi del contagio e attuare le misure necessarie a livello di prevenzion­e. Ieri sono state collocate in una vasta area tra le province di Taranto e Matera le trappole per la cattura di zanzare, che saranno poi esaminate all’Istituto zooprofila­ttico di Foggia; nello stesso tempo sono state prelevate larve a ridosso dei corsi d’acqua.

L’ipotesi maggiormen­te accreditat­a dagli esperti è che i quattro braccianti non abbiano contratto la malaria all’estero e che il contagio sia avvenuto attraverso la puntura di una zanzara anofele: l’insetto sarebbe finito in Italia in un bagaglio provenient­e da un Paese a rischio.

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