Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il ritorno di Roy Paci l’entertainer militante
Tra le campagne del Salento, a Frigole dove ha casa, e i suoi Posada Negro Studios a Lecce, ha preso forma Valelapena, il nuovo album di Roy Paci, trombettista-rapper-cantante siciliano di nascita ma ormai pugliese d’adozione, con «legami» speciali anche a Taranto, per il cui contro-concertone del primo maggio ha svolto un appassionato ruolo di agit-prop. Pochi giorni fa è nuovamente sceso in campo, dopo la pausa sabbatica di quest’anno (causa elezioni) per assicurare: il concertone tarantino nel 2018 si farà. Intanto, Valelapena (etichetta Etnagigante) segna il ritorno degli Aretuska, la formazione legata al maggior successo commerciale di Paci, giusto dieci anni fa con il tormentone Toda joia toda beleza e l’album SuoNoGlobal. Una sorta di orchestra latina ubriaca e rumorosa nel segno della patchanka di Manu Chao ( Clandestino), col quale Paci girò anche in tour, scelto dalla star franco-catalana per evidenti affinità elettive: spirito insieme festaiolo e militante, musica senza barriere. Oggi però le cose sono cambiate. Paci ha proseguito il suo percorso, partito tanti anni fa dal jazz più estremo e visionario con i siciliani Stefano Maltese e Gianni Gebbia o, con verve quasi punk, a bordo del vascello-pirata dei romani Zu. L’approdo ora è una forma di hip hop molto eclettico, dove i colori sono africani ( Makuè), latini ( Tira), giamaicani ( Destino Sudamerica, conta il ritmo in levare), decisamente pop ( No Stop, scritta a quattro mani con l’amico Daniele Silvestri) o attivamente contaminati (makossa più India in Revolution). Più che suonare la tromba, suo antico amore, Paci rappa e canta con applicazione, cercando di disegnare per se stesso un personaggio di entertainer alternativo di difficile calibratura. Lo strumento però l’imbraccia sempre, tirandone fuori qualche graffio altamente espressivo; peccato poi che il missaggio dell’album, opera di Dani Castelar ( tecnico del suono e produttore con un grande curriculum internazionale, da Michael Jackson a Paolo Nutini), finisca per nasconderlo tra le pieghe dei brani, in un finale in dissolvenza o confuso in una tessitura sonora molto ricca. E’ un po’ come tagliare le unghie a un gatto, ma il pop internazionale ha le sue regole, e la tromba funziona solo se chiama alla danza latina. Cosa che Paci, peraltro, ama e sa fare bene.