Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Ecco la nuova Formula 1 del Politecnico
Poliba Corse presenta il suo bolide «Pc5-16k» e si prepara al campionato Nell’ultima stagione al 36esimo posto nel mondo su 63 scuderie universitarie
Un trampolino-vetrina per gli studenti del Politecnico di Bari che sognano di lavorare nel mondo della Formula 1. Con questo obiettivo si va consolidando l’attività della scuderia Poliba Corse, che partecipando alle gare internazionali della Formula studenti offre una opportunità agli ingegneri che ambiscono a trovare una occupazione legata alle attività dei bolidi che sfrecciano nei circuiti di tutto il mondo. Nelle gare del 2017 l’ultima è stata disputata a Varano de’ Melegari - la scuderia barese si è classificata al 36esimo posto su 63 scuderie degli atenei di tutto il mondo in competizione.
Mattia Lala, 25 anni, studente di ingegneria meccanica, secondo anno magistrale, racconta al Corriere che nei giorni scorsi «i prototipi della Poliba Corse sono stati esposti, su invito del rettore Eugenio Di Sciascio e della responsabile amministrativa Teresa Angiuli, nell’atrio del Politecnico, per la festa della matricola». L’iniziativa è animata da un direttivo composto da cinque studenti: oltre Lala, ci sono Angelo Biasi e Cosimo Giovanni Bosco, e soprattutto due appassionate ragazze, Federica De Giosa e Emma Rossini. L’età media è di 23 anni.
Come si sviluppano le attività della scuderia universitaria barese? «Un gruppo di studenti - spiega Lala - si occupa di progettare e realizzare, da zero la monoposto che rappresenta nel campionato mondiale la propria università, nel nostro caso il Politecnico di Bari. Gareggiamo nella Formula Sae, una competizione tra studenti universitari organizzata dalla Society of Automotive Engineers (Sae)». Le prossime gare, della stagione 2018, sono in programma a inizio giugno.
«La progettazione della nuova vettura? E’ finita - puntualizza orgoglioso ancora Lala - e si chiama Pc5-16k. Il nostro team di lavoro è formato da 40 studenti, non solo di ingegneria meccanica: c’è infatti un reparto elettronico, uno informatico, poi c’è una parte dedicata al marketing e alla gestione dei fondi economici, con business plan e gestione dei coti e degli investimenti».
Il clima di lavoro è molto positivo: «C’è voglia di fare, ci sono tante prospettive, ci si mette in gioco. Si punta a fare bella figura, tenendo alto il nome della nostra università. I problemi che nascono nella progettazione da zero a volte possono portare a scoraggiarsi, ma quando si vede il prodotto finito, l’emozione è grande. Si realizza in maniera tangibile il tuo sogno», argomenta ancora il componente del direttivo. Poi una curiosità. «I piloti? Sono studenti per regolamento, e guidano un’auto che hanno contribuito a costruire».
Nelle sfide internazionali l’atmosfera è dai due volti: c’è sia competizione che fratellanza. «Ci si aiuta a vicenda. Non ci sono segreti industriali da difendere. Dal bullone alle cose più complesse, ci si sostiene. Del resto nei paddock girano ingegneri e piloti del mondo dell’automotive. Nell’ultima nostra gara c’era anche l’ingegner Gian Paolo Dallara, un vero mito nel settore».
Gli studenti della Poliba Corse studiano per i regolari esami del corso di laurea e poi si dedicano alla progettazione e al lavoro di assemblaggio dei materiali per realizzare la vettura. L’ultimo telaio monoscocca è in fibra di carbonio con una struttura a sandwich innovativa perché contiene un «core» - il nucleo che si interpone tra le due lamine - in balsa, particolare tipo di legno realizzato da grazie al main sponsor, Gurit: questa intuizione ha consentito di ottimizzare le prestazioni meccaniche e i costi. «Sogniamo un futuro in ambito automotive. Magari ramo motor sport. Ci piacerebbe vivere nelle pit-lane, nel paddock, affrontando da ingegneri le gare. Nella F1 non c’è solo il pilota, ma anche gli esperti», conclude Lala. Il Politecnico ha designato come faculty advisor per Poliba Corse il professor Luigi Mangialardi, mentre il budget con cui si opera non supera i cinquantamila euro e consente di ben figurare, grazie alla creatività degli studenti, con atenei che investono cifre cinque volte superiori.