Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La scelta di Petrocelli divide i professori
Addio all’università anni prima della pensione, quello dell’ex rettore non è l’unico caso
L’addio dell’ex rettore Corrado Petrocelli divide la comunità accademica e il pessimismo sul futuro degli atenei del Sud diventa elemento di riflessione sulla formazione indispensabile per la Puglia. «Ringrazio il professor Petrocelli per il lavoro svolto nell’Università, ma non condivido i contenuti della sua analisi» dice il rettore dell’ateneo di Bari, Antonio Uricchio. La scelta di lasciare in anticipo da parte dell’ex rettore non è isolata. C’è almeno un altro caso.
L’addio dell’ex rettore Corrado Petrocelli divide la comunità accademica e il pessimismo sul futuro degli atenei del Sud diventa elemento di riflessione sulla formazione indispensabile per la Puglia. «Ringrazio il professor Petrocelli per il lavoro svolto nell’Università, ma non condivido i contenuti della sua analisi»: il rettore dell’ateneo di Bari, Antonio Uricchio, ha una visione differente sui prossimi orizzonti. «Noi facciamo adesso di più, ma con meno risorse: cresciamo su terza missione, placement, innovazione, rapporti con le imprese. Mi trova d’accordo - puntualizza - la riflessione di Petrocelli sulle risorse, tema che condiziona il reclutamento e la valorizzazione del capitale umano». Uricchio accetta la sfida della competizione, «una chiave essenziale per poter migliorare, mettendo in campo azioni virtuose, nella formazione accademica e nella ricerca. La valutazione ha reso l’università italiana più performante, pur in presenza di alcuni eccessi di carattere formale, innescando processi di validazione delle attività e delle competenze. Le difficoltà hanno reso l’ateneo barese meno autoreferenziale, più proiettato verso l’esterno, verso il mercato, che non deve essere demonizzato».
Maria Teresa Jacquet, ordinario Letteratura francese, già preside di Lingue, esprime invece amarezza: «L’addio di Petrocelli priva l’Ateneo di un bagaglio di esperienza politico-accademica di rilievo nazionale. L’università italiana? Non esercita più una leadership culturale». Poi un dato su cui riflettere: «Petrocelli non è l’unico docente ad andar via in anticipo. La stessa scelta l’ha fatta il professor Matteo Maiorano: lascia dal primo marzo. Una perdita grave per la francesistica e per il premio Murat». Per il professor Roberto Voza, direttore del dipartimento di Giurisprudenza, «la visione di Petrocelli è un po’ pessimistica, ma senza rancori. Va rispettata. Tutto è iniziato deformando il concetto di autonomia universitaria, con una competizione sfrenata tra atenei. Prima il sistema non era perfetto, ma il tentativo di riforma è stato una delusione. Che fare? Non piangersi addosso ma capire come migliorare i nostri corsi». Ignazio Lagrotta, professore di Diritto Pubblico: «L’Università vive ad elastico, ci sono momenti con più risorse o di risacca. Se non ci fosse stato il gap prodotto da errori passati come Parentopoli, sarebbe più facile far emergere le nostre punte di diamante, mentre il bilancio si sta risanando grazie all’opera dell’attuale rettore». Mario Spagnoletti, storico della facoltà di Scienze politiche: «Petrocelli ha evidenziato la disattenzione del governo per gli atenei. Assistiamo alla realizzazione di un disegno tendente a creare alcune università di eccellenza e altre di fatto “licealizzate”, prive di risorse e strumenti per l’alta formazione». Gaetano Piepoli, ordinario di Diritto privato e deputato: «Le dimissioni di Petrocelli? Una scelta personale. Le criticità emerse sono figlie di una storia antica. Se valutiamo l’ultimo passo sulla base del penultimo, ogni giudizio può essere legittimo. Ma se ci voltiamo indietro e vediamo quanta strada abbiamo percorso nella direzione sbagliata, troppo a lungo, c’è da rimanere inorriditi. Non è legittima una pretesa di innocenza per nessuno».
Uricchio Non condivido i contenuti dell’analisi di Petrocelli Spagnoletti Ha raccontato la disattenzione del governo Voza La sua visione è pessimistica ma va rispettata Piepoli Non è legittima una pretesa innocenza per nessuno