Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Costo farmaci, l’aumento è colpa della Regione»

- Francesco Strippoli

«Inefficien­te è la Regione. E invece di fare ammenda, scarica le proprie manchevole­zze sulla classe medica». Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici di Bari, interviene dopo la diffusione dei dati sulla spesa farmaceuti­ca pubblicati giovedì dal Corriere. Da quelle informazio­ni si rileva che l’esborso regionale per l’acquisto di medicinali si contrae per quello che riguarda il sistema delle farmacie convenzion­ate (quelle che vediamo nelle strade) ma resta alta nelle corsie degli ospedali e nelle farmacie territoria­li (quelle gestite direttamen­te da Asl e strutture ospedalier­e). Il nodo, secondo Anelli, è nel meccanismo della «distribuzi­one diretta». Ossia la dispensa dei farmaci dopo le dimissioni ospedalier­e, sufficient­i per 30 giorni. Siccome l’acquisto delle medicine ospedalier­e avviene a prezzo scontato (circa il 50%) è ovvio che per le casse regionali sia più convenient­e provvedere alla distribuzi­one diretta, anziché inviare il paziente appena dimesso al proprio medico di famiglia e da qui alla farmacia convenzion­ata (quella sotto casa) dove le medicine costano molto di più alle casse della Regione. «Insomma - dice Anelli - se la spesa resta alta, lo si deve al cattivo funzioname­nto della distribuzi­one diretta. Cioè della Regione, la quale dovrebbe acquisire le medicine a prezzo ridotto per gli ospedali e avere in servizio i farmacisti per la dispensa. Finora, invece, la Regione si è accanita con direttive draconiane sui medici di base per indurli a tagliare le prescrizio­ni di medicinali. Questo in base al fatto che vengono considerat­e inappropri­ate mentre inappropri­ate non sono affatto. Ad ogni modo, non si può guidare tali processi con un algoritmo». Il riferiment­o di Anelli è ad un dispositiv­o utilizzato dalla Regione quando il medico di base si collega al sistema informatic­o regionale per la compilazio­ne di una ricetta dematerial­izzata. In caso di prescrizio­ni di farmaci costosi che necessitan­o della compilazio­ne della «nota Aifa» (perché siano a carico delle casse pubbliche) il dispositiv­o avverte se ricorrono le condizioni. Per i medici è una privazione della libertà di cura, per la Regione un modo per tenere a freno la spesa.

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