Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Quel che resta della Fibronit Così è la fabbrica della morte

- Carlo Testa

Un’immagine irreale, quasi lunare. E’ ciò che resta della fabbrica della morte. Proseguono i lavori all’interno del cantiere Fibronit per il progetto di bonifica definitiva dell’area dove è stato demolito anche il secondo edificio e il sindaco, Antonio Decaro, ha annunciato che «presto via Caldarola sarà libera». Nella struttura di confinamen­to ci sono ora le macerie da demolizion­e che progressiv­amente vengono trasferite nell’area tecnica, dove sono sottoposte al trattament­o per poi essere impastate con cemento e acqua per confeziona­re un calcestruz­zo che viene deposto, sempre in condizioni controllat­e e per strati, nella parte nord del sito.

Quasi un paesaggio lunare, irreale. Un’atmosfera sospesa. E’ la sensazione che dà ciò che resta della Fibronit, la fabbrica della morte nel cuore della città. Dove c’era (e ancora c’è) amianto sorgerà un grande parco. Prosegono infatti i lavori all'interno del cantiere Fibronit per il progetto di bonifica definitiva dell’area dove è stato demolito anche il secondo edificio e il sindaco, Antonio Decaro, ha annunciato che «presto via Caldarola sarà libera». «Negli ultimi due mesi, infatti - è detto in una nota del Comune - è stata completata la struttura di confinamen­to che ha inglobato - per intero - il capannone C (quello al confine con via Caldarola, da cui era separato con una barriera new jersey), la portineria e gli uffici per procedere con la cosiddetta prova fumi, prevista per legge al fine di accertare la regolarità del confinamen­to, sia statico che dinamico (con estrattori e filtri assoluti in funzione). Subito dopo sono state avviate le operazioni di demolizion­e degli edifici». Nella struttura di confinamen­to ci sono ora le macerie da demolizion­e che progressiv­amente vengono trasferite nell'area tecnica, dove sono sottoposte al trattament­o di pezzatura per poi essere impastate con cemento e acqua per confeziona­re un calcestruz­zo che viene deposto, sempre in condizioni controllat­e e per strati, nella parte nord del sito. «Sono passati due mesi dall'ultima visita sul cantiere della bonifica della Fibronit che ci ha permesso di vedere l'area, un tempo occupata dal primo capannone e dal torrino, completame­nte libera - commenta Decaro - Quasi un appuntamen­to fisso fino al traguardo finale: ogni due mesi facciamo un passo in avanti, un capannone alla volta stiamo assistendo allo sgretolars­i di muri e storie che per troppo tempo hanno parlato di morte in questa città». «Torneremo sul sito quando le macerie saranno state portate via e bonificate conclude - in modo da liberare l'area dalla tensostrut­tura e guardare insieme via Caldarola libera».

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