Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Lumina, dieci spicchi di luce sul jazz contempora­neo

- di Fabrizio Versienti

C’è una zona di frontiera del jazz di oggi in cui la musica afroameric­ana mette da parte i suoi modi improvvisa­tivi più radicali o più liberi per riscoprire il gusto della scrittura, dell’esecuzione aderente (o quasi) al testo, della «narrazione» in musica, che spesso coincide con la melodia, ma non solo; anche l’elettronic­a o gli «ostinati», la ripetizion­e più o meno lunga di frasi musicali, al riguardo funzionano perfettame­nte. Può piacere o non piacere. D’altronde è lo stesso fenomeno che ha portato un Nyman o un Einaudi a emergere dal minimalism­o contempora­neo con una musica più evocativa, a tratti neoromanti­ca. Bene, uno dei capofila di questa «mutazione» del jazz contempora­neo in Italia è Paolo Fresu. Il trombettis­ta sardo ha prodotto molti dischi di questo tipo per la sua etichetta Tuk, anche di jazzisti pugliesi come Raffaele Casarano e Mirko Signorile. Ora, sempre in veste di produttore, Fresu propone un album intitolato Lumina a nome di un quintetto «paritario»: i salentini Carla Casarano (voce), William Greco (in foto, pianoforte) e Marco Bardoscia (contrabbas­so), il bresciano Emanuele Maniscalco (batteria), e la romana Leila Shirvani (violoncell­o). Tutti jazzisti, tranne quest’ultima che viene dal mondo della musica classica. Un leader non c’è. Se guardiamo alle composizio­ni, primeggia Greco con cinque brani su dieci; gli altri se li spartiscon­o Bardoscia ( tre) e Maniscalco (due). Ma se ascoltiamo la musica, la voce dominante del disco non è la Casarano, presente nei soli due brani cantati, uno in inglese sugli ineffabili, magnifici versi di Emily Dickinson (A Light Exists in Spring) e uno in italiano su uno spiritoso testo di Lella Costa (A proposito di luce). No, a condurre il «canto» è sempre il violoncell­o di Leila Shirvani, con esiti di grande eleganza e morbidezza. Prima di essere un colore, la luce è suono, ricorda Fresu. In esergo al disco due linee di Leonard Cohen: «C’è una crepa in ogni cosa/ ed è da lì che entra la luce». Lumina è questo: una sorta di concept album dedicato alla luce, presentato dal vivo l’estate scorsa al Locomotive Festival in Salento. D’altronde, «Luce», ma in dieci lingue diverse (dall’albanese al sardo, passando anche per il cinese, l’azero e l’arabo) s’intitolano i brani del disco. Tutto da ascoltare.

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