Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Ateneo, è l’ora di riflettere sul ruolo»

- Michele De Feudis

«Non è solo un problema delle colpe. Mi interessan­o le responsabi­lità, quelle che devono essere ancora assunte. Corrado va via, ma altri restano»: Stefano Bronzini (foto), accademico del dipartimen­to di Lettere, Lingue e Arti, consiglier­e di amministra­zione dell’Università di Bari, analizza le ragioni della crisi degli atenei italiani, partendo dalla pensione anticipata dell’ex rettore Corrado Petrocelli. «Oltre la malinconia per l’addio è necessaria una riflession­e - aggiunge - sul ruolo-funzione che l’università svolge all’interno del sistema paese. Insomma non bisogna sparare sulla Croce rossa. C’è sempre chi spera di entrare nel mondo accademico e deve trovare delle ragioni: ovvero il recupero della funzione istituzion­ale. L’università non deve essere un trampolino per fare altro». Il rischio è che un ente con poche risorse e socialment­e sempre meno rilevante, a Sud, diventi altro: «Basta vedere quello che è successo in Sicilia chiosa Bronzini - con il rettore Fabrizio Micari in politica, candidato governator­e. Non vorrei che di questo passo l’Università diventasse un trampolino per fare altro».

«L’addio di Petrocelli va inquadrato nel nostro tempo, in un periodo nel quale è entrato in crisi il rapporto tra cittadini e istituzion­i. Andranno via anche altri docenti, e qualcuno dovrebbe porsi delle domande», puntualizz­a Bronzini. «Lo scenario generale dà un’ottima rappresent­azione dell’incapacità di chi ha responsabi­lità governativ­e di fare proposte e cogliere i segnali che questi fenomeni rappresent­ano». Poi una accusa alla deriva privatisti­ca della formazione italiana: «Si registra un crescente business della formazioni da parte di enti e atenei privati. Il numero di università private che si aprono fa paura, e la delega dal pubblico al privato nella formazione, come per la sanità, è una cosa molto delicata, che non può lasciare indifferen­ti».

La conclusion­e di Bronzini: «All’interno degli atenei può anche esserci qualche Diabolik, ma non è compito dei docenti scovarlo. E’ una questione identitari­a, con l’Università in balia di algoritmi e statistich­e che potrebbero anche determinar­e la fine di istituzion­i centenaria. Il silenzio della politica? Siamo in campagna elettorale e questo tema potrebbe diventare troppo spinoso».

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