Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Ateneo, è l’ora di riflettere sul ruolo»
«Non è solo un problema delle colpe. Mi interessano le responsabilità, quelle che devono essere ancora assunte. Corrado va via, ma altri restano»: Stefano Bronzini (foto), accademico del dipartimento di Lettere, Lingue e Arti, consigliere di amministrazione dell’Università di Bari, analizza le ragioni della crisi degli atenei italiani, partendo dalla pensione anticipata dell’ex rettore Corrado Petrocelli. «Oltre la malinconia per l’addio è necessaria una riflessione - aggiunge - sul ruolo-funzione che l’università svolge all’interno del sistema paese. Insomma non bisogna sparare sulla Croce rossa. C’è sempre chi spera di entrare nel mondo accademico e deve trovare delle ragioni: ovvero il recupero della funzione istituzionale. L’università non deve essere un trampolino per fare altro». Il rischio è che un ente con poche risorse e socialmente sempre meno rilevante, a Sud, diventi altro: «Basta vedere quello che è successo in Sicilia chiosa Bronzini - con il rettore Fabrizio Micari in politica, candidato governatore. Non vorrei che di questo passo l’Università diventasse un trampolino per fare altro».
«L’addio di Petrocelli va inquadrato nel nostro tempo, in un periodo nel quale è entrato in crisi il rapporto tra cittadini e istituzioni. Andranno via anche altri docenti, e qualcuno dovrebbe porsi delle domande», puntualizza Bronzini. «Lo scenario generale dà un’ottima rappresentazione dell’incapacità di chi ha responsabilità governative di fare proposte e cogliere i segnali che questi fenomeni rappresentano». Poi una accusa alla deriva privatistica della formazione italiana: «Si registra un crescente business della formazioni da parte di enti e atenei privati. Il numero di università private che si aprono fa paura, e la delega dal pubblico al privato nella formazione, come per la sanità, è una cosa molto delicata, che non può lasciare indifferenti».
La conclusione di Bronzini: «All’interno degli atenei può anche esserci qualche Diabolik, ma non è compito dei docenti scovarlo. E’ una questione identitaria, con l’Università in balia di algoritmi e statistiche che potrebbero anche determinare la fine di istituzioni centenaria. Il silenzio della politica? Siamo in campagna elettorale e questo tema potrebbe diventare troppo spinoso».