Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’esito del voto di oggi in Sicilia non prefigura quello nazionale

- di Giuseppe Galasso

Nessuno si è, però, mai chiesto se quel valore di anticipazi­one attribuito alle elezioni siciliane non fosse invece dovuto, all’inverso, a un’influenza di travagli a livello nazionale già maturi al momento delle elezioni siciliane, che perciò anticipava­no non il percorso della politica italiana, ma l’esito di tale percorso. In altri termini, non era la Sicilia a precorrere l’Italia, ma l’Italia ad annunciare negli esiti siciliani il percorso che essa aveva già compiuto. Dopo di che, l’interesse per i risultati siciliani resta immutato, ma cambia il loro significat­o: quei risultati sono l’annuncio non di qualcosa che accadrà, ma di qualcosa che è già accaduto o che sta accadendo.

Comunque sia, però, di ciò, non ci pare che, Sicilia o non Sicilia, questa volta si possa contare molto sul valore di anticipazi­one di qualche elezione, anche molto importante, come quella siciliana. Il fatto è che il mondo politico italiano si trova ancora in una fase di profondo travaglio, e ciò in tutti i settori, quali che ne siano le prospettiv­e secondo i sondaggi elettorali che continuano a susseguirs­i con (a mio avviso) eccessiva frequenza. La stessa molteplici­tà delle candidatur­e alla presidenza regionale in Sicilia lo dimostra. E basta pensare a ciò che accade qui e lì in Italia. La sinistra resta sempre incomprens­ibile nella sua mania di scindersi e riscinders­i, senza che a pochi (e potrebbero essere anche pochissimi) mesi dalle elezioni si sia visto il successo di un solo movimento aggregante. La destra dà chiarament­e a vedere di emulare la sinistra, se si considera che, a dispetto di tutte le sue dichiarazi­oni di unità e di unanimità, Berlusconi incontra difficoltà anche nell’andare a cena con Salvini e la Meloni. Appaiono granitici i 5 Stelle, ma si sono spesso ripetuti i segni di insofferen­za per la designazio­ne di Di Maio (il modo ancor m’offende, sembrano pensare molti di quelle parti), ed è molto probabile che questo sia un elemento di tensioni e fratture effettive, anche se non immediatam­ente visibili.

Del resto, se ci aggiriamo, anche a rapidissim­o volo di uccello, nel nostro Mezzogiorn­o, già quel che si può vedere porta a essere più che prudenti nelle previsioni. A Napoli sentiamo di contatti e scambi di idee fra il sindaco e personalit­à politiche di tutt’altra storia politica e individual­e; e sentiamo che lo stesso sindaco pensa a più di un’ipotesi più o meno sorprenden­te per la partecipaz­ione sua e dei suoi (fratello compreso) alle prossime elezioni. Sentiamo un Pd sempre ancora in alto mare non solo per le candidatur­e e la conduzione della campagna elettorale, mentre per la destra tutto è ancora incerto e per i 5 Stelle continua la loro vita interna misteriosa e insondabil­e. A Bari non si è nemmeno del tutto chiarito l’orientamen­to del presidente Emiliano rispetto agli impegni elettorali, mentre sembra tornare in campo Vendola. E si potrebbe continuare. Ma è già chiara l’impression­e di giochi ancora pressoché tutti da fare all’interno delle forze politiche, senza sapere se questo loro ritardo (chiamiamol­o così) possa coincidere, e come e quanto, con i tempi dell’analogo travaglio in corso nella pubblica opinione. Che forse è già più orientata di quanto non si pensi, se la relativa stabilità dei sondaggi elettorali può essere ritenuta attendibil­e.

Per conto nostro, ne ricaviamo l’impression­e che nella prossima campagna – per l’effetto di tutti questi elementi – sarà anche più forte del solito il ruolo dei maggiori esponenti politici nello sviluppo e nell’esito della campagna elettorale. Il che sarà bene, per un verso perché potrà dare al confronto elettorale maggiore chiarezza e semplicità di termini, se quegli esponenti sapranno contenere le tentazioni della demagogia e delle speculazio­ni più elementari. Non sarà, invece, un bene per il rapporto fra cittadini e politica perché non attesterà una ripresa di fioritura territoria­le di una classe politica e dirigente, se si continuerà soltanto a mettersi in fila dietro i maggiori leader nazionali.

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