Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

C’era una volta la merenda, oggi c’è soltanto la merendina

Quando a metà pomeriggio il rito era gusto e merito

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Chi ha oggi circa quarant’anni e anche di più non farà fatica a ricordarsi un’infanzia fatta di giochi che duravano tutto il pomeriggio quando era tempo di vacanza che si riduceva a qualche ora, durante i mesi della scuola. A seconda se si viveva in un paese o in città, se faceva caldo o freddo, se pioveva o c’era bel tempo, ci s’incontrava per giocare, chiacchier­are, raccontars­i. Se non si poteva passare del tempo insieme, ci si accontenta­va del gioco personale o dei cartoni animati. Un appuntamen­to univa tutti questi scenari: la merenda. Il ristoro del pomeriggio, segnava il passaggio dal momento del dovere, del lavoro in versione infantile, a quello del meritato svago. La parola stessa lo indica: merenda viene da mereo, dal latino, ‘ciò che si deve meritare’. La pausa era consolator­ia, preparata dalla mamma con amore, e comprendev­a qualcosa che c’era in casa, un panino imbottito con un salume o un pezzo di formaggio, ma molto più spesso una fetta di pane con olio e pomodoro o con il solo olio e sale; più raramente, una fetta di crostata con la confettura fatta in casa, dei biscotti, un bicchiere di latte freddo, un succo di frutta. La merenda, elemento culturale più che gastronomi­co, era un rito, il segnale che ci si era riappriopr­iati di quel tempo piccolo, ma libero. Quella consolazio­ne meritata, era consumata solitament­e in cucina, in giardino o in cortile, in luoghi cioè pieni di quello svago, densi di aspettativ­e di gioco. Aveva anche un tempo determinat­o, circa alle 17, non più tardi che ti rovini l’appetito, frase che ricordava altri tempi, quelli dei nonni, in cui nutrirsi adegua- tamente era una preoccupaz­ione. Oggi l’idea della merenda si è ‘accorciata’ diventando merendina. Quel pezzo di accudiment­o che ci lasciava le mani unte o impiastric­ciate, è diventato tascabile, industrial­e; non c’è più un momento e un luogo, ovvero ha perso quelle caratteris­tiche di rito, di ripetitivi­tà di cui i bambini hanno tanto bisogno. La merendina è diventata tascabile, trasportab­ile; ha assunto i tratti del consumo e ha perso quelli del merito, consola, sostituisc­e il pasto, è una somma di calorie e nutrienti e non più uno strumento di scansione del tempo e della cura, davvero un peccato.

DA MERENDA A MERENDINA ABBIAMO PERSO IL TEMPO DEL RITO E DELLA CURA

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