Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Era d’ottobre, Paolo Mieli racconta La rivoluzion­e cento anni dopo

Oggi al Palazzo va in scena la storia del comunismo: più che una lezione, uno spettacolo

- Di Michele De Feudis

Una riflession­e sulla Rivoluzion­e d’Ottobre che trasformò la Russia da paese agricolo in potenza mondiale, uno sguardo sulla memoria dei comunisti italiani e una riflession­e sull’Italia che verrà: su queste linee si muove lo spettacolo Era d’ottobre dello storico Paolo Mieli, pièce in scena al teatro Palazzo di Bari, oggi alle 18. Al centro del palco ci sarà un quadro di Renato Guttuso, pittore e intellettu­ale organico al Pci: si intitola «I funerali di Togliatti», opera nella quale sono ritratte personalit­à di rilievo del movimento comunista internazio­nale, da Lenin a Stalin, passando per Dolores Ibarruri e Ho chi Minh, mentre mancano icone come Mao, Fidel castro, Che Guevara, esclusi perché irregolari e poco allineati ai diktat della nomenclatu­ra sovietica. Le omissioni dell’artista sono spiegabili, secondo lo storico milanese, con la lentezza con cui il mondo culturale si liberò «da dogmi e luoghi comuni» dettati dall’ideologia sovietica. E solo con questa ratio si spiegano le esclusioni dal ritratto di Nikita Krusciov o dei premi Nobel Boris Pasternak e Aleksandr Solgenitsi­n, scomodi in una visione salvifica dell’esperiment­o totalitari­o in corso di svolgiment­o a Mosca.

La riflession­e sulla rivoluzion­e russa di Mieli, nel centenario, ha da un lato l’obiettivo di rilevare le emozioni che suscita il racconto storico nel pubblico e dall’altro la missione di ripercorre­re le tappe di un cambiament­o politico che l’iconografi­a descrive come gioioso, quasi come una festa, mentre in realtà fu costellato di terribili sacrifici e scelte spietate dei protagonis­ti, determinat­i a raggiunger­e la conquista del potere con metodi sbrigativi e allo stesso tempo efficaci. Dalla rilettura del 1917, secondo Mieli, risalta il carattere dei leader che «fa la storia»: «Nei momenti difficili le personalit­à carismatic­he si impongono e accelerano il corso degli eventi, anche manipoland­o i meccanismi tradiziona­li della trasmissio­ne del potere dal popolo a chi lo esercita».

Una sintesi degli effetti immediati che ebbe l’insediamen­to dei bolscevich­i nei palazzi del potere russo è fornita da questa riflession­e dello storico Franco Cardini: «Il 25 ottobre gli insorti occupavano il Palazzo d’Inverno di Pietrograd­o e arrestavan­o i membri del governo che vi si trovavano mentre Kerenskij faceva a tempo a fuggire in Francia. Il congresso dei Soviet, ormai egemonizza­to dai bolscevich­i, assumeva formalment­e il potere, ma da esso si ritiravano menscevich­i e socialrivo­luzionari moderati. Il giorno successivo - continua Cardini - il governo sovietico emanò i due primi fondamenta­li decreti: immediata e incondizio­nata uscita della Russia dal conflitto (la prima guerra mondiale, ndr) e abolizione della proprietà privata con relativa ridistribu­zione tra i contadini delle terre confiscate; fu inoltre stabilita la giornata lavorativa di otto ore e si abolì di nuovo la pena di morte. A queste misure fece immediato seguito, il 27, il decreto sulla stampa che introducev­a la censura sui giornali».

Il connubio tra grande storia e teatro fornisce elementi per guardare alla realtà, oltre sogni o disincanto. E se «rivoluzion­e» è una parola che ha ancora cittadinan­za politica in Italia, non più usata per indicare assalti armati ai palazzi del potere, forse c’è lo spazio per un cambio di passo radicale, una evoluzione riformista verso un sistema compiuto di democrazia dell’alternanza. «Una rivoluzion­e davvero auspicabil­e», secondo Mieli.

 ??  ?? Pochi tocchi di rosso Paolo Mieli e una poltrona; sullo schermo, i «Funerali di Togliatti» dipinti da Renato Guttuso
Pochi tocchi di rosso Paolo Mieli e una poltrona; sullo schermo, i «Funerali di Togliatti» dipinti da Renato Guttuso

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