Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I censori di Facebook
Tenebroso appare il destino di Bari, città depravata e decadente, dove una classe dirigente dedita al vizio e alla corruttela ha ormai soppiantato le nobili stirpi dei nostri integerrimi avi. Eppure, nel deserto di un’indolente rassegnazione, crescono, inattesi, germogli di speranza. Piccoli grandi segnali di una riscossa popolare, di una passione civile e morale forse ancora non del tutto sopita. Ma bisogna saperli trovare. E io so dove si nascondono: nei commenti alla pagina Facebook del sindaco Decaro. Per esempio: sotto la foto che ritrae il primo cittadino mentre scherza con sua figlia, tra un mare di compiacenti cuoricini e di tattici «mipiace» dispensati da cortigiani e lacchè, svetta l’eroico Luca L. che ribatte a muso duro: «La invidio xke almeno 1 pomeriggio lo passa con sua figlia. Io lavoro 14 ore al giorno e la mia famiglia la lascio la mattina e la ritrovo la sera a letto». Qualche giorno dopo, sotto una foto di Decaro al barbeque, la valorosa cittadina Lorena D. fa notare, con la sfrontata audacia di chi non ha altro padrone che il popolo, che «è uno schifo mettere foto di arrosto, ci sono famiglie che non si possono permettere di mangiare un pezzo di pane». Purtroppo per i nostri due alfieri della moralità, Decaro spulcia nei loro profili e pubblica a sua volta alcune foto di Luca L. ritratto mentre beve alla canna bottiglioni di champagne in sudata compagnia di discinte ballerine caraibiche, nonché alcuni scatti di Lorena D. dedicati a torte e bottiglie di spumante. Ma questo arrogante atto di rappresaglia da parte del potere non deve fiaccare la Resistenza. Solo, da ora in poi, facciamo più attenzione e teniamo sempre a mente l’insegnamento del Sacro Libro dei Grandi Censori dei Costumi Altrui: «Prima di fustigare le abitudini degli altri, verifica la correttezza delle tue. O, quantomeno, di averne cancellato le testimonianze fotografiche».