Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Alla Bocconi dico addio Io, milanese, fuori sede all’università di Bari»
Il milanese Giovanni Martinez si è trasferito qui convinto dai percorsi di studio flessibili e dalla città ospitale
«Ho lasciato Milano e la Bocconi senza alcun rimorso. Lì frequentavo una università in bianco e nero, qui a Bari sono in un ateneo a colori, una vera comunità»: Giovanni Martinez, studente milanese ora studia a Bari.
BARI «Ho lasciato Milano e la Bocconi senza alcun rimorso. Lì frequentavo una università in bianco e nero, qui a Bari sono in un ateneo a colori, una vera comunità»: Giovanni Martinez, studente milanese (ma la famiglia ha radici a Oristano) ha lasciato la prestigiosa istituzione presieduta da Mario Monti per iscriversi a settembre al corso in Giurisprudenza dell’«Aldo Moro». La sua esperienza ribalta tanti luoghi comuni sui limiti dei centri di formazione nel Sud ed evidenzia di contro i punti di forza dell’ateneo di Bari nel rendere il percorso di studio «a misura di studente». «Ho sangue sardo - racconta al Corriere -e sapevo che in Puglia avrei ritrovato lo stesso calore umano della mia Sardegna. L’Università di Bari è solare e coinvolgente, mi ha offerto una dimensione differente rispetto alla freddezza meneghina». Iscritto al quarto anno di corso, sta preparando gli esami di Diritto costituzionale, Storia del diritto Italiano e Diritto tributario. «L’ateneo fin dal primo giorno mi ha coinvolto nella vita accademica. Le associazioni studentesche diventano una seconda famiglia», spiega. I motivi più legati alla formazione giuridica? «Cercavo una università nella quale la disposizione degli appelli fosse differente rispetto a quella della Bocconi: non mi trovavo bene con la scadenza degli esami ogni quattro mesi. Costituzionale l’ho potuto “provare” quattro volte in tre anni. A Bari ho molti più appelli, ovvero più chance di recuperare il terreno perduto, senza perdere ulteriori mesi in attesa del nuovo esame».
La scelta di Bari per proseguire gli studi è nata dalle opportunità fornite dal regolamento didattico del corso di Giurisprudenza ma il contesto ha fatto il resto: «Sono venuto a settembre in città e mi sono innamorato dei luoghi. Ho visto la dimensione accademica, l’ho trovata magnifica, diversa da Milano. Poi solo la presenza del mare ha un valore enorme. La comunità studentesca è meno individualista. L’associazionismo studentesco nella Bocconi era finalizzato alle attività accademiche o alle elezioni. Mi sentivo un numero. A Bari, invece, l’associazione guidata da Alessandro Recchia, «Universo Studenti», mi ha accolto, segnalandomi le tante opportunità di studio e tempo libero, dal cinema al pallone fino alla possibilità di frequentare il Cus, un centro con strutture straordinarie per sport come il canottaggio, impossibili da praticare a Milano».
Sul piano del costo economico, tra tasse e costo della vita, il capoluogo pugliese presenta maggiori vantaggi rispetto a Milano: «Alla Bocconi avevo una retta molto corposa in base alla fascia di reddito. Ero in quinta fascia. La città era molto cara. Bari, invece, è plasmata a misura di studente, si vive una esperienza intensa senza gravare troppo sulle spese familiari. Con dieci euro prendi pizza, birra, caffè e acqua; a Milano devi spenderne almeno il doppio». La dimensione mediterranea è molto seduttiva: «Vado a fare la spesa a Barivecchia, dove compro le orecchiette nelle botteghe delle signore, come in Sardegna si acquista la bottarga. Abbiamo vicino alla facoltà il bar “L’Avanposto”, il cinema Galleria, la libreria Cacucci a pochi passi. Anche le biblioteche sono tante e comode, come quella nel PalaPoste».
Quando è arrivato a Bari, Giovanni ha avuto modo di conoscere i docenti e anche il rettore Antonio Uricchio, suo docente nel corso di Tributario: «Essere accolto dal rettore è un segno di attenzione e di cura per lo studente. Ogni corpo dell’Università si è adoperato per rendere più facile la mia integrazione, mi ha reso partecipe di un progetto formativo; mentre alla Bocconi era tutto molto individuale, con una forte competizione tra studenti e poca socialità». La battuta finale: «Se i miei amici in Bocconi scoprissero l’ateneo di Bari sarebbero tentati dal chiedere un trasferimento. Certo il titolo della Bocconi dà altre chance, ma la vita barese da studente non ha paragoni», conclude Giovanni.