Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
TAGLIO DEI NASTRI E LAMENTELE
La sanità pugliese è costantemente in bilico tra inaugurazioni prestigiose e conferenze stampa da una parte e lamentele dei cittadini ed interventi della magistratura per qualche decesso non previsto o prevedibile dall’altra. Le storie sono tante. C’è, per esempio, quella del prestigioso chirurgo toracico che minaccia di andare in pensione prima del tempo ufficialmente per motivi previdenziali, ma forse anche perché le carenze della struttura – sempre presentata come eccellente – non lo mettono in condizioni di svolgere adeguatamente il proprio lavoro. Accorre perciò il governatore Emiliano, questa volta nelle vesti di responsabile supremo della sanità regionale, che dichiarando di parlare a nome di quattro milioni di pugliesi gli promette che in pochi mesi le strutture si metteranno all’altezza. Purtroppo, è la stessa identica promessa che venne a suo tempo fatta al chirurgo per convincerlo a trasferirsi all’Istituto Oncologico di Bari. C’è la vicenda del vaccino per la varicella che manca, poi i dubbi sulla morte di una ragazzina 12enne durante un intervento di riduzione di una frattura e lo sciopero dei medici che protestano per le condizioni di lavoro e lo stato inadeguato delle strutture. Per non parlare di chi deve attendere mesi per una Tac o per una risonanza magnetica che, fatte in tempo, potrebbero salvargli la vita. In compenso si inaugurano sotto i riflettori nuovi reparti ed istituti presentati come strutture di avanguardia. Grazie a loro le prestazioni richieste saranno erogate, assicurano, in tempo reale. Ci basterebbe il tempo decente. Il motivo principale per cui la popolazione dei piccoli centri difende i propri piccoli ospedali minacciati dalla chiusura è nella speranza che un amico nella struttura possa assicurare le prestazioni che nel grande ed ultramoderno ospedale sarà difficile ricevere tempestivamente. Continua, comunque, ad essere intenso il cosiddetto turismo sanitario, il numero cioè di quanti, poco convinti dai titoli dei giornali, decidono di andare a farsi curare in altre regioni.
L’importante non è curare ma apparire, sembra essere la parola d’ordine della gestione della sanità pugliese. Il motivo per cui Emiliano decise di assumere direttamente il controllo della sanità regionale non sembra sia stata solo una presunta disistima verso consiglieri e dirigenti del settore. Questi, del resto, sono sempre gli stessi , al più spostati da un ospedale all’altro. La speranza del governatore era quella di poter raccogliere grazie alla sanità quel consenso di cui è, legittimamente, affamato. Il problema è che la sanità pugliese sembra procedere in direzione opposta.