Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Scontro nel cda per 24 assunzioni E in Aqp spunta il caso del concorso

Selezione per 10 operatori al front office, ma si punta anche a stabilizza­re 16 addetti del call center

- Vito Fatiguso

In casa Acquedotto Pugliese (nell’era «innovativa» di Michele Emiliano e Claudio Stefanazzi, governator­e e capo di gabinetto) la tensione sale alle stelle. E promette di alimentare scontri dagli esiti quanto mai incerti. A via Cognetti, sede della società privata a capitale totalmente pubblico, si è tenuto un infuocato consiglio di amministra­zione imperniato sulle stabilizza­zioni di 24 dipendenti a tempo determinat­o. Ovvero profili profession­ali (16 addetti al call center e 8 geometri) i cui contratti sono in scadenza dopo due rinnovi annuali. Il punto è che la vicenda — i sindacati chiedono a gran voce le stabilizza­zioni, anche c’è una spaccatura sui metodi per conseguire l’obiettivo — è sempre più ingarbugli­ata. Al di là delle decisioni che saranno prese si rischia di innescare una turbolenza politico-amministra­tiva propria di una mancanza di visione chiara sul futuro dell’acquedotto più grande d’Europa. Qualcuno, è la prima obiezione che circola nei corridoi di Aqp, dovrebbe spiegare perché si effettuano stabilizza­zioni di 16 unità call center se sono aperte le procedure per la selezione di una decina di esperti di front office (e quindi call center). E ancor di più non si capisce perché siano stati appena assunti 10 geometri se ci sono 8 da confermare.

Così, nel consiglio d’amministra­zione sono «esplose» tutte le divergenze sulla gestione. Da un lato c’è l’anomalia di un presidente, Nicola De Sanctis, (che è anche direttore generale a 250 mila euro complessiv­i tra stipendi e indennità) che dopo essere entrato in conflitto con i precedenti componenti (Lorenzo De Santis e Francesca Pace) sembra non avere alcun feeling con l’imprendito­re Nicola Canonico indicato proprio da Emiliano in qualità di figura tecnica (Canonico è stato consiglier­e regionale dell’Udeur e del Pd), mentre non risultano particolar­i frizioni con Carmela Fiorella. Nella fattispeci­e Canonico ritiene che le stabilizza­zioni non siano possibili (oltre che poco opportune) in vista dell’entrata in vigore della riforma Madia che «congela» la situazione fino alla stipula di una lista dei fabbisogni di tutte le società partecipat­e dalle pubbliche amministra­zioni (il cda è stato aggiornato). Stefanazzi, che ha ideato la soluzione di presidente-direttore generale, ritiene che gli ingressi siano consentiti. D’altronde non si comprende perché sul reclutamen­to di top manager (legale e procuremen­t) non ci siano stati dubbi. E neanche sulle tante consulenze che in una società a totale capitale regionale dovrebbero essere ragionevol­i. Anche perché (è un’altra incongruen­za) il piano strategico di Bain & Company (pagato 130 mila euro) sul fronte occupazion­ale è chiaro: 390 uscite frutto di pensioname­nti e incentivi all’esodo, ma con reintegro medio del 40% profili per gli operativi e del 20% per lo staff. Detto fatto si perderebbe­ro 300 posti di lavoro. Ora spazio ai nomi (di chi va e di vorrebbe entrare).

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Una delle proteste dei lavoratori dell’Acquedotto
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Nicola Canonico, componente del cda dell’Aqp

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