Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Bari - Pescara, bella sfida» Parla il doppio ex Camplone
Il tecnico: «Per i biancorossi può essere l’anno buono per la A»
Bari e Pescara, il calcio di Grosso e quello di Zeman, filosofie per certi versi simili, almeno relativamente alla voglia di giocare, attaccare, vincere. La partita andrà in scena domenica al San Nicola. Ne abbiamo parlato con Andrea Camplone, pescarese, ex giocatore dei biancazzurri. Per un breve periodo, nella stagione 2015-16, anche guida del Bari.
Andrea Camplone, si aspettava un campionato così matto?
«Onestamente no, ci sono tante squadre che hanno le potenzialità per vincere, ma chi deve farlo non sta andando di corsa. Credevo che a questo punto la situazione potesse essere più delineata».
Bari e Pescara sono tra quelle che potrebbero di più, ma non fanno fino in fondo.
«Sono due squadre molto diverse: una esperta con un allenatore giovane, l’altra giovane con un allenatore esperto. Credo che il Bari abbia una delle rose più attrezzate della serie B. Assieme a Frosinone, Palermo, Empoli e Parma è quella più forte, con una rosa che ha anche i giusti ricambi. Il Pescara ha giocatori giovani, è sbarazzino e potrà mettere in difficoltà il Bari».
Che giudizio dà del campionato delle due squadre?
«Sia l’una che l’altra non hanno ancora espresso il massimo del potenziale. Il Pescara fa fatica a mettere in pratica il gioco di Zeman, mentre il Bari in casa è una macchina micidiale e in trasferta stenta. Entrambe prediligono l’attacco e un calcio piacevole».
A Pescara ha un pezzo di cuore. Che ci dice invece dei sei mesi a Bari?
«A Pescara ci sono nato, ho giocato e vinto, ho anche allenato, seppur per un solo mese. Al Bari ho vissuto un’esperienza bella e importante. Ho sentito la città vicina e i tifosi sono stati eccezionali. È un peccato per come sia finita. Si poteva fare il salto di qualità».
Secondo lei perché è così difficile per il Bari questo salto di qualità?
«È un peccato vedere il Bari in B. Parliamo di una piazza che ha nello stadio una croce e delizia. Quando è pieno è uno spettacolo, ma quando è vuoto questa potenzialità diventa quasi un handicap. In generale credo che il pubblico possa fare la differenza. E davvero quest’anno può essere l’anno buono per salire di categoria».
Se dovesse pensare a giocatori biancorossi in grado di fare la differenza?
«Improtino (lo chiama proprio così, ndr) sta facendo molto bene. Lo conosco perché sono stato io a farlo esordire tra i grandi quando giocava nel Lanciano. È un giocatore importante, speriamo sia l’anno buono per lui. Poi c’è Cissé, che è molto forte, ci sono Floro Flores, Nené, Tello. Sono così tanti che credo di non sbagliare se dico che è il gruppo, nella sua interezza, a essere forte».
Il Pescara è, come tutte le squadre di Zeman, una macchina da gol.
«C’è Pettinari che ha avuto un avvio di stagione da protagonista. È un attaccante che si muove bene, ben supportato da giocatori che sanno come spingere. Mi riferisco a Zampano, Balzano, Crescenzi. Però è una squadra che sta subendo tanto».
Come il Bari. Secondo lei è un fatto inevitabile, visto l’atteggiamento offensivo?
«Una squadra molto votata all’attacco è normale che possa scoprirsi con facilità. I centrali giocano più alti, devono correre di più e perdono solidità rispetto a quella che avrebbero giocando con le ripartenze. A ogni modo per vincere i campionati devi far gol e credo che con i suoi giocatori di talento il Bari farà la differenza».
Si sente più vicino a Zeman o Grosso?
«Il mio maestro è stato Galeone e va da sé che mi piaccia il gioco propositivo. Con Grosso e Zeman, ne guadagna la categoria».
Lo stadio «Il San Nicola è insieme croce e delizia. Pieno è uno spettacolo, vuoto diventa un handicap»