Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

In cella per la condanna a sua insaputa

- Di Carlo Testa

Èandato in Questura per il rilascio del passaporto, ma al posto del documento gli hanno consegnato l’ordine di immediata carcerazio­ne. Lui, Domenico Pace, imprendito­re, ex titolare della società Nuove tecnologie meccaniche srl, solo allora, il 23 agosto, ha saputo di una condanna a cinque anni di reclusione emessa nei suoi confronti in appello per bancarotta fraudolent­a dopo analoga decisione in primo grado.

Il fatto è che la condanna bis è diventata definitiva senza però che l’imputato abbia avuto la possibilit­à di impugnarla in Cassazione a causa di un errore di notifica. Tradotto dal burocratic­hese giudiziari­o: l’imprendito­re non ne sapeva nulla. E così, il condannato a sua insaputa si è fatto 76 giorni di carcere. Fino a quando, tre giorni fa, è stata disposta la revoca del provvedime­nto. È stato però necessario tornare in aula per l’incidente di ese- cuzione, presentato dal suo avvocato Valentina Binetti e conclusosi con successo per la difesa. All’origine dell’errore c’è stato un errore di persona: la notifica della condanna bis è stata sbagliata perché trasmessa al vecchio legale che aveva assistito l’imputato in primo grado e aveva poi abbandonat­o l’incarico. Alla fine l’imprendito­re è tornato quindi in libertà e avrà la possibilit­à di impugnare la sentenza.

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