Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’incubo parchi minerari come 148 campi di calcio
Si estendono per 60 ettari, pari a 148 campi di calcio La cronologia Le questioni aperte
Quando il vento soffia forte da nord-ovest Taranto si trasforma. Ricorda il set di un film di fantascienza. La città è pressoché priva di protezioni dalla dispersione delle polveri dei “parchi Minerali” dell’Ilva. In realtà tutto ciò che riguarda lo stabilimento rimanda alla fantascienza: ad una dimensione e ad un grado di complessità talmente elevati da sfuggire all’immaginazione di chi non se ne sia occupato o non lo abbia mai visitato dall’interno. Ora il ministero dello Sviluppo economico ha chiesto ai commissari straordinari di Ilva - Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba - di avviare i lavori di copertura dei parchi minerali. Ma cosa significa in concreto? Solo i numeri consentono di percepire la dimensione, la complessità, l’onerosità del problema. In effetti, il tema della copertura dei Parchi ha valore paradigmatico circa la scala di complessità tecnico-amministrativa e finanziaria che occorre affrontare per gestire le criticità dello stabilimento.
Il cantiere Il ministro Calenda ha chiesto che il cantiere sia aperto entro gennaio 2018 La terra Per realizzare l’opera occorre rimuovere quattro milioni di tonnellate di terra
Lo stabilimento Ilva occupa un’area di oltre 1.500 ettari; il 4% di tale estensione è destinata allo stoccaggio di materiali primari e secondari, articolato in otto differenti parchi. I parchi primari sono quelli destinati allo stoccaggio in cumuli di carbone e ferro e si estendono per circa 60 ettari (pari a 148 campi di calcio). I cumuli di materiali hanno altezza massima di 15/18 metri (come un palazzo di 6 piani) e vengono gestiti da macchine operatrici con bracci di 45 metri. I parchi sono attivi dal 1965, anno di avvio del siderurgico; da allora i parchi risultano privi di copertura e ciò consente la dispersione delle polveri di minerale; la stima effettuata in sede di incidente probatorio (nel corso del processo Ambiente svenduto) indica in 668 tonnellate la quantità delle polveri disperse ogni anno (dato ancora oggetto di verifica processuale). Il principale presidio ambientale esistente consiste in barriere frangivento in tela lunghe 1.500 metri ed alte 21 metri (poco più dei cumuli di minerali).
La prima autorizzazione amministrativa contenente prescrizioni sulla gestione dei parchi arriva nel 2003, mentre la prima proposta di copertura dei parchi minerali risale al 2004: essa riviene da una consulenza tecnica acquisita dal Comune di Taranto sulle problematiche ambientali del Siderurgico. Nel 2007 i tecnici di Arpa Puglia accedono allo stabilimento e rilevano l’esistenza di ordini di servizio scritti che raccomandano al personale modalità di gestione opposte a quelle dettate dalla autorizzazione del 2003. Solo nel 2012 la copertura dei parchi viene prevista in un documento ufficiale (l’Aia, autorizzazione integrata ambientale) ed inserita tra le misure da attuare subito. I commissari straordinari nominati dal governo acquisiscono nel 2013 i primi studi di fattibilità. A fine 2013 i commissari annunciano l’avvio degli investimenti finalizzati alla realizzazione delle coperture (circa 400 milioni di euro). La copertura dei parchi viene inserita nel Piano ambientale approvato con il Dpcm (decreto del presidente del consiglio dei ministri) del 14 marzo 2014: prevede la ultimazione delle coperture entro l’agosto del 2016.
Gli interventi di copertura di 4 parchi programmati dai commissari si traducono nell’esecuzione di opere su circa 220 mila metri quadrati (pari a 54 campi di calcio). Il progetto relativo ai soli parchi primari di Ilva, affidato alla ditta Cimolai nel 2013, prevede la realizzazione di una copertura lunga 700 metri, larga 262, alta 80 (come un palazzo di 26 piani), per una estensione di circa 183 mila metri quadri (come 45 campi da calcio). Sui costi di esecuzione delle coperture incidono - in misura proporzionale all’estensione delle aree sulle quali saranno allestite - le spese per la bonifica o messa in sicurezza dei terreni. È prevista, nel complesso, la rimozione di ben quattro milioni di tonnellate di terreno contaminato: il costo del solo smaltimento della terra si aggira attorno ai 320 milioni di euro.
Al fine di contenere i costi di smaltimento connessi alle bonifiche, i Commissari, nel 2013, chiedono che venga autorizzato l’esercizio di due discariche in località Mater Gratiae, per le quali era stata eseguita la Via (valutazione di impatto ambientale) ma ancora prive di autorizzazione. La costruzione e l’esercizio di tali discariche viene autorizzata direttamente con il decreto legge 101 del 2013 (poi convertito in legge).
Il nuovo Piano ambientale 2017 conferma — accanto alla copertura dei parchi primari entro 36 mesi dal subentro del possibile acquirente AmInvestco nella gestione del sito e ferma restando l’apertura del cantiere entro il 30 settembre 2018 — la copertura di tre parchi minori. La giacenza media annua dei parchi primari non potrà superare i 14,5 milioni di tonnellate fino al completamento degli interventi. Qualche giorno fa, il 7 novembre, il ministro Carlo Calenda rende nota la decisione di anticipare l’apertura delle aree di cantiere: si deve partire entro gennaio 2018.
I dati riportati sono talmente eloquenti da non richiedere alcun particolare commento. Essi sono sintomatici del modo in cui si è concretizzato, nel corso di mezzo secolo, un radicale mutamento di approccio alle tematiche ambientali, assecondato dalla progressiva emersione di una coscienza ecologica nell’opinione pubblica, nella legge, nella tecnica, nel modo delle persone di percepire i rischi per la salute e per l’ambiente. Il sistema istituzionale, nelle sue componenti tecnico-scientifiche ed amministrative, è probabilmente pronto (o quasi) a cogliere la sfida e a trasferirla nella programmazione e realizzazione di nuovi interventi ed infrastrutture. Piuttosto, il fronte più problematico è, come spesso accade, il superamento di errori, criticità e problemi sedimentati e consolidati attraverso i decenni. Esattamente come è successo nell’emblematico caso appena descritto dei parchi Ilva. È su tale banco di prova che si gioca la credibilità di una intera classe dirigente.