Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Redi Hasa e Maria Mazzotta Il «Novilunio» del Salento
Èun Novilunio questo secondo album del duo Hasa - Mazzotta, che arriva a tre anni di distanza dallo splendido debutto di Ura: un nuovo inizio, perché quanto il disco precedente batteva le strade di un rigoroso e nudo camerismo, molto vicino alle «radici» popolari dei brani eseguiti (in parti uguali salentini e balcanici), questo nuovo album dei due musicisti sceglie invece di prendere il mare aperto di una costruzione musicale originale e sicuramente più ricca. Solo due brani su dieci sono delle «riprese»: l’albanese 25 trecce e ’Cu ti lu dissi, omaggio alla grande Rosa Balistreri. Ma anche nei pezzi originali i materiali tradizionali ci sono, per quanto reinventati con autori(ali)tà e magari miscelati con gusto e senso della misura. La voce di Maria Mazzotta è un miracolo d’istinto e consapevolezza. Applicando alla tradizione (molto frequentata tra Notte della Taranta e Canzoniere Grecanico Salentino) i suoi studi di pianoforte classico, canto lirico e jazz, crea una «maniera» tutta sua, unica nel panorama della nuova musica popolare salentina. La sua voce ha l’intensità e la passione del canto popolare, ma anche la mercuriale leggerezza e vivacità di chi sa controllare perfettamente emissione e altezze e ama improvvisare, variare, aggiungere del suo. Redi Hasa invece, arrivato in Italia nel 1998 con una borsa di studio del conservatorio di Lecce, ha deciso di fermarsi in Salento dove ha trovato i compagni ideali per fare musica; e il suo violoncello, solido e versatile, assicura da solo una ricca tessitura ai brani del duo. Il resto sono piccole ma significative chiose: un pizzico di fiati, delle percussioni riciclate da trovarobato teatrale, strumenti etnici iraniani (Bijan Chemirani) e marocchini (Mehdi Nassouli), una tromba «liquida» (Giorgio Distante). Messi sotto contratto dalla Ponderosa (l’etichetta di Ludovico Einaudi e dello stesso Canzoniere Grecanico Salentino), Hasa e Mazzotta sono andati a registrare ai Real World Studios di Bath, aggiungendo poi qualcosina a casa (a Lecce, allo studio Chora di Valerio Daniele). I brani sono dieci, dicevamo, storie e lamenti d’amore cantati in italiano, salentino, francese, arabo, siciliano, albanese; un dolcissimo esperanto mediterraneo dentro cui perdersi.