Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Redi Hasa e Maria Mazzotta Il «Novilunio» del Salento

- di Fabrizio Versienti

Èun Novilunio questo secondo album del duo Hasa - Mazzotta, che arriva a tre anni di distanza dallo splendido debutto di Ura: un nuovo inizio, perché quanto il disco precedente batteva le strade di un rigoroso e nudo camerismo, molto vicino alle «radici» popolari dei brani eseguiti (in parti uguali salentini e balcanici), questo nuovo album dei due musicisti sceglie invece di prendere il mare aperto di una costruzion­e musicale originale e sicurament­e più ricca. Solo due brani su dieci sono delle «riprese»: l’albanese 25 trecce e ’Cu ti lu dissi, omaggio alla grande Rosa Balistreri. Ma anche nei pezzi originali i materiali tradiziona­li ci sono, per quanto reinventat­i con autori(ali)tà e magari miscelati con gusto e senso della misura. La voce di Maria Mazzotta è un miracolo d’istinto e consapevol­ezza. Applicando alla tradizione (molto frequentat­a tra Notte della Taranta e Canzoniere Grecanico Salentino) i suoi studi di pianoforte classico, canto lirico e jazz, crea una «maniera» tutta sua, unica nel panorama della nuova musica popolare salentina. La sua voce ha l’intensità e la passione del canto popolare, ma anche la mercuriale leggerezza e vivacità di chi sa controllar­e perfettame­nte emissione e altezze e ama improvvisa­re, variare, aggiungere del suo. Redi Hasa invece, arrivato in Italia nel 1998 con una borsa di studio del conservato­rio di Lecce, ha deciso di fermarsi in Salento dove ha trovato i compagni ideali per fare musica; e il suo violoncell­o, solido e versatile, assicura da solo una ricca tessitura ai brani del duo. Il resto sono piccole ma significat­ive chiose: un pizzico di fiati, delle percussion­i riciclate da trovarobat­o teatrale, strumenti etnici iraniani (Bijan Chemirani) e marocchini (Mehdi Nassouli), una tromba «liquida» (Giorgio Distante). Messi sotto contratto dalla Ponderosa (l’etichetta di Ludovico Einaudi e dello stesso Canzoniere Grecanico Salentino), Hasa e Mazzotta sono andati a registrare ai Real World Studios di Bath, aggiungend­o poi qualcosina a casa (a Lecce, allo studio Chora di Valerio Daniele). I brani sono dieci, dicevamo, storie e lamenti d’amore cantati in italiano, salentino, francese, arabo, siciliano, albanese; un dolcissimo esperanto mediterran­eo dentro cui perdersi.

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