Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Fabbrica delle «marmotte» sono bombe per i bancomat
Si tratta di ordigni piccoli, ma con un potenziale micidiale venivano nascosti e realizzati nelle cave dell’Alta Murgia
Quattro persone sono state arrestate dai carabinieri nella Bat responsabili, in concorso tra loro, di detenzione e occultamento di armi e congegni esplosivi utilizzati per compiere assalti armati ai bancomat delle banche. Nelle cave dell’Alta Murgia fabbricavano e nascondevano le «marmotte». Si tratta di ordigni esplosivi ad alto potenziale che infilato nelle fessure degli sportelli bancari automatici provoca una violenta esplosione e facilita il furto del denaro. Tra gli arrestati c’è anche un noto pregiudicato della zona considerato il capo della banda.
Nel linguaggio criminale vengono chiamate «marmotte». Niente a che fare però con i piccoli roditori alpini, ma si tratta in realtà di congegni esplosivi artigianali che vengono infilati negli sportelli bancomat e fatti esplodere. Facilitando il furto. Le piccole ma micidiali bombe venivano nascoste e fabbricate nelle cave dell’Alta Murgia.
Sono i dettagli che emergono da un’indagine dei carabinieri del comando provinciale di Bari che hanno arrestato quattro persone, (due ai domiciliari e gli altri in carcere) ritenuti responsabili di alcuni colpi messi a segno di recente nella provincia di Andria- Barletta e Trani. Le persone coinvolte sono accusate, in concorso tra loro, di detenzione e occultamento di armi e congegni esplosivi utilizzati per compiere assalti armati agli sportelli bancari automatizzati. I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti, in particolare, tra Andria e Minervino Murge. Le indagini invece sono state avviate a maggio scorso in seguito ai numerosi assalti ai bancomat messi a segno nel giro di poche settimane.
Un’escalation preoccupante che ha portato all’apertura di un’inchiesta della procura di Trani. Il modus operandi della banda specializzata era sempre lo stesso: gli assalti ai bancomat avvenivano «mediante deflagrazione di congegni esplosivi di fattura artigianale». Quelle che i criminali chiamano «marmotte».
Gli accertamenti, basati principalmente su attività tecniche, hanno scoperto la presenza sul territorio di un gruppo criminale strutturato in grado di fornire alle bande di malavitosi che entravano in azione nell’intera zona del Nord barese, «una piattaforma logistica protetta» all’interno della caverne dell’Alta Murgia, utilizzate anche come un laboratorio per fabbricare le «marmotte». È lì che i carabinieri hanno trovato armi e le bombe artigianali. Il capo della banda, secondo quanto è emerso dalle indagini, era il noto pregiudicato del territorio Vincenzo Di Bisceglie. Gli esiti delle analisi di laboratorio svolte dalla Sezione Investigazioni Scientifiche dei carabinieri hanno confermato la compatibilità dei congegni esplosivi trovati nelle caverne con quelli utilizzati nei numerosi furti ai Bancomat della Bat. Nel corso dell’indagine sono state sequestrate quattro «marmotte» e ognuno di queste conteneva quasi mezzo chilo di polvere da sparo innescata con miccia e poi ancora ricetrasmittenti e poi tutto il materiale (indumenti e oggetti) che la banda utilizzava durante gli assalti notturni. Sono in corso ora approfondimenti investigativi per stabilire se il gruppo criminale fermato dai carabinieri sia responsabile di aver confezionato e fornito le bombe artigianali per i furti avvenuti nella zona del Nord barese anche in passato.
Risale a febbraio scorso un’altra indagine, questa volta della polizia, che portò in carcere altre undici persone che utilizzavano le «marmotte» per far esplodere i bancomat. I malviventi avevano base nel territorio di Andria e si muovevano soprattutto nella provincia di Barletta- Andria e Trani e talvolta colpivano anche a Bari e nella provincia di Matera. Un’indagine partita nel 2015 dopo il furto al bancomat di un ufficio postale. Oltre ad individuare i responsabili, questa indagine ha permesso di accertare che il gruppo era collegato con un’altra banda di ladri che prendeva di mira attività commerciali e industriali rubando macchinari, attrezzature. Un gruppo che talvolta si spingeva sino in Calabria. Durante le perquisizioni nei covi i poliziotti del commissariato di Andria e della squadra mobile di Bari sequestrarono oltre cinque chili di esplosivo, numerose «marmotte» già cariche di polvere da sparo e pronte per essere utilizzate e anche alcuni jammer, i disturbatori di frequenze radio che permetteva loro di non essere intercettati dalle forze di polizia durante le loro comunicazioni prima e dopo i furti.