Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Tra sorrisi e selfie Bebe a Molfetta insegna coraggio
La fiorettista paralimpica invitata a Molfetta per insegnare motivazione e audacia in un’azienda di servizi
Una lezione di motivazione, un’iniezione di coraggio per sfidare i propri limiti e superarli. La campionessa paralimpica di scherma Bebe Vio (nella foto con Giulio Saitti e Marco e Lelio Borgherese) è stata invitata dall’azienda Network Contacts di Molfetta per parlare a centinaia di dipendenti.
Pedana e fioretto, ma anche schermi e platee. Vittorie olimpiche e verve da perfetta motivatrice. Bebe Vio, campionessa dello sport paralimpico e volto televisivo, nonché autentico esempio di vita, ha fatto bersaglio valido anche a Molfetta, in occasione della convention di fine anno dell’azienda di servizi e consulenza Network Contacts. E su idea dell’agenzia di comunicazione Studio360, ha strappato applausi. Bebe, 20 anni, è salita sul palco al termine del classico momento istituzionale. Era la sua seconda volta in Puglia. La prima risaliva al 2009, quando a Foggia partecipò ai suoi primi campionati italiani di scherma. Otto anni dopo è scesa a Molfetta, in qualità di ospite. Ne ha apprezzato il mare e i colori, al punto di esprimerlo esplicitamente sul suo profilo Instagram. Davanti a centinaia di persone, invece, ha raccontato la sua storia e spiegato come si fa. Come si fa a vincere con il talento e la forza di volontà. Nonostante gli ostacoli e le avversità. Abbattendo pregiudizi e luoghi comuni.L’ha fatto con la leggerezza l’ha resa grande. Un selfie con i vertici aziendali e battute colorite e di gusto. Ha ricordato il siparietto con Obama e gli scherzetti a Mattarella. Si è definita «scialla», che in romanesco ha il senso quasi di sfacciata. In realtà si mette semplicemente a suo agio, al punto da mettere a loro agio i suoi interlocutori. Seduta su un divano e con uno spritz davanti, ha posto domande e fornito risposte. Ha incantato, magnetica, chi la ascoltava. Bebe è stata invitata per motivare, attraverso la sua storia, a fare sempre meglio. A fare squadra. «Il messaggio che mi sento di lanciare questa sera?», si è chiesta. «Spero che quanti più disabili possibili pratichino sport, perché è bellissimo». Una figata, per citare un termine a lei molto caro. «Mi piace – ha proseguito – aver sentito più volte questa sera il termine “grazie”. È fondamentale per ottenere risultati». Impossibile non citare aneddoti sportivi. Come i ricordi delle Paralimpiadi e di persone con difficoltà ancora maggiori delle sue. «In quei casi capisci di essere quasi fortunata», è stato il suo inciso. Parole di una ragazza che a 11 anni ha subìto l’amputazioche ne di gambe e braccia a causa di una meningite. Sorprendente? Forse no. Negli occhi di Bebe scorre la vitalità di chi non può mai arrendersi. Di chi urla in faccia all’avversaria prima di cominciare le gare. Una donna che non conosce il senso dell’impossibile. Oppure che va a conoscerlo, stringendogli la mano. «Scialla» e senza timidezza.
Consensi Tanti applausi dalla platea formata da trecento dipendenti della Network Contacts Spero che un numero sempre maggiore di disabili possa praticare sport, è bellissimo Quando incontri persone con maggiori difficoltà di te inizi a pensare di essere fortunata