Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Benvenuti nella terra del tartufo
Su 131 comuni lucani ben 113 sono vocati alla produzione. San Mauro Forte il primo a entrare nell’associazione nazionale. Quando una cagnetta Gilda trovò un «pezzo» da 600 grammi
All’inizio erano pochi, solitari e riservati cercatori che esploravano i boschi con i loro cani cavatori. Quindici anni fa nessuno in Basilicata, aveva esperienza nella raccolta del tartufo, nonostante qui il pregiato tubero, come pezzatura e qualità, non abbia niente da invidiare ad aree più blasonate. È solo nel 2003 che la Regione Basilicata realizza la «Carta delle Aree vocate alla coltivazione dei tartufi», nella quale stabilisce che «i tartufi lucani di maggiore interesse commerciale sono quelli provenienti dalla parte occidentale della Basilicata e dal litorale ionico» e individua la zona vocata in un’area che si estende da Carbone a Chiaromonte fino Sant’Arcangelo e Teana, che può essere estesa, in un’accezione più ampia, fino a Viggiano e Rotonda. Si tratta di ben 113 Comuni sui 131 lucani, potenzialmente vocati alla produzione del tartufo. Nel frattempo, alcuni pionieri erano all’opera. Come Eustachio Bia che dalla metà degli anni ’90 ha iniziato a studiare da autodidatta, divenendo raccoglitore esperto e poi presidente dell’Associazione di filiera per il Tartufo Colline Materane e del Medio Agri, costituita nel 2006, che interessa 24 comuni, da Matera fino a Guardia Perticara. Nata grazie all’apporto tecnico dell’Alsia, si propone di diffondere la cultura del tartufo in queste aree, ma soprattutto di promuovere tecniche di raccolta rispettose dell’ecosistema. Oggi anche i giovani lucani puntano sul tartufo. Ne è un esempio Michele Viggiani, 31 anni, di San Mauro Forte, che ha creato la prima azienda della collina materana di lavorazione e commercializzazione di tartufi. Proprio la cittadina di San Mauro, insieme a quella di Carbone (la prima a entrare nel 2017 nell’associazione nazionale città del tartufo) e ad altri comuni tartuficoli, a novembre scorso ha conosciuto la consacrazione alla fiera di Alba, con riconoscimenti ad opera di esperti, chef stellari, appassionati e buyer. Il tartufo di Basilicata ha così acquisito un suo spazio identitario nel più importante evento internazionale, sull’onda di un eccezionale ritrovamento, fatto ad ottobre dal tartufaio Antonio Allegretti, titolare dell’omonima azienda agricola di Grottole, e di Gilda, la sua cagnetta cavatrice: un Tuber Magnatum Pico, il tartufo bianco pregiato, di circa 600 grammi.
Il passato Fino a 15 anni fa nessuno aveva esperienza nella raccolta del tartufo, a parte qualche pioniere che ha imparato da autodidatta
I giovani Sempre di più i giovani puntano sulla raccolta del tartufo, come Michele Viggiani, 31 anni, che produce e commercializza