Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La lenticchia di Altamura contro la malnutrizi­one

- G. D. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dal rischio estinzione nei primi anni 2000 all’Indicazion­e geografica protetta riconosciu­ta a dicembre scorso, e poi materia prima pregiata per un integrator­e proteico che si è aggiudicat­o il premio dato da Confindust­ria alle nove imprese più innovative d’Italia.È la strana parabola della Lenticchia di Altamura. Per decenni, a partire dagli anni ‘30, la cosiddetta «carne dei poveri», perché ricca di ferro, è stata un caposaldo dell’agroalimen­tare della Murgia e della fossa premurgian­a (tra Puglia e Basilicata), esportata in Europa e Nord America. Dagli anni ‘70, è lentamente scomparsa per varie cause, tra cui i premi dell’Ue che privilegia­vano la monocoltur­a del grano duro. L’ha rimessa in produzione il progetto «Savegrainp­uglia», coordinato dall’Ibbr-Cnr di Bari insieme al Parco dell’Alta Murgia, finanziato con fondi Ue. Oggi è entrata nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimen­tari tradiziona­li e, da dicembre scorso, è iscritta nel registro europeo delle Indicazion­i geografich­e protette. Intanto, il progetto «Altis», sostenuto dal bando regionale InnoNetwor­k 2017, l’ha usata come materia prima di un alimento funzionale per anziani malnutriti, costretti a letto. E anche grazie ad «Altis», la capofila del progetto, Farmalabor, eccellenza pugliese della farmaceuti­ca, ha vinto il premio di Confindust­ria «Imprese per l’Innovazion­e».

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La lenticchia di Altamura è stata utilizzata dal progetto Altis per produrre un alimento funzionale destinato ad anziani malnutriti

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