Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Ermal Meta re di Sanremo un successo nato a Bari
Il successo del vincitore di Sanremo è nato nella città che lo ha adottato quando è arrivato dall’Albania Gli amici, la scuola, le passeggiate a Bari Vecchia, le giornate a fare musica e i «WhatsApp» in barese stretto
L’anagrafe dice che manca poco ai 37 anni. In Italia si è ancora considerati dei ragazzi alla soglia dei 40. Ermal Meta raggiunge uno dei traguardi più ambiti per un artista italiano: vincere il festival di Sanremo. Non una garanzia di successo, certo, vedi i tanti Jalisse usciti trionfanti dal teatro Ariston. Ma quando si hanno delle basi solide alle spalle, spiccare il volo non fa paura. A terra magari si lasciano tanti amici con gli occhi all’insù, ma, nel caso del cantautore di origini albanesi, sono occhi colmi di gioia, soddisfazione, ammirazione. Frutto degli anni baresi di Ermal. Gli anni della gavetta, degli amici musicisti e dei contest rock, delle cantine e degli studi di registrazione alla ricerca della svolta della vita, delle band underground e dei concerti davanti a pochi intimi.
A 16 anni, la musica è già al centro della sua vita, tre anni prima da Fier in Albania, Ermal si è trasferito nel capoluogo pugliese con la madre, il fratello e la sorella, mettendo fine al rapporto difficile con il padre (da cui nasce il brano Lettera a mio padre).
Per i suoi compagni di viaggio, il suo talento è sempre stato evidente. «Talento unito alla determinazione, alla voglia di far ascoltare la propria musica», per Luca Giura, in arte Molla, al fianco di Ermal in due band dagli inizi dei 2000. «Guardavo poco fa una nostra foto, eravamo due ragazzini, irriconoscibili. Ci siamo conosciuti sui campetti di basket di Parco Due Giugno, registravamo i primi brani degli Shiva sulle musicassette – racconta - poi lui mi richiamò negli Ameba 4, una esperienza che ci ha portato dai palchi di provincia in situazioni improbabili davanti a poche decine di persone fino ad un contratto e ad un disco».
Ermal non era il frontman, gli toccavano chitarra e tastiere. Il primo concerto al teatro Kismet arriva poco prima del debutto da brividi sul palco di Sanremo nel 2006. «In molti avrebbero scommesso sul suo talento già allora», conferma Molla.
La musica, per loro, è una esperienza totalizzante: «Il 90 per cento delle nostre giornate era ed è assorbito dalla musica», conferma Gianni Pollex, autore e musicista barese, amico e collaboratore abituale di Meta (insieme hanno scritto il brano Straordinario di Chiara Galiazzo). «Una cosa che non si racconta molto è il suo attaccamento a Bari, al mare, alla sua terra. Dal 2005, quando ci siamo conosciuti negli studi 0dB di Tullio Ciriello, non ci siamo più lasciati. E’ mio fratello e mi ha insegnato tutto», ammette. «Per anni siamo usciti pochissimo, perché per un musicista la cosa più bella è stare con altri musicisti a suonare, a scrivere, ad ascoltare dischi. E così passavamo le nostre giornate a casa sua».
Poi, tra una birretta al Chiringuito e un giro a Bari Vecchia, nascevano altre collaborazioni, altri progetti. Una simbiosi tra vita e musica che si ritrova nelle parole degli amici de La fame di Camilla, la band con cui registra tre dischi, macina tour e torna a Sanremo nel 2010. La band si scioglie nel 2013, ma «il nostro rapporto non è mai cambiato – spiega Lele Diana, il batterista della Fame - ci sentiamo spesso e quando Ermal è in città, ci vediamo per suonare nel solito studio che abbiamo realizzato insieme in un box di via Saverio Lioce».
Si sfottono in dialetto barese
L’ispirazione La nostra terra l’ha sempre ispirato, basta leggere i suoi testi Qui ha seminato bene
in un privatissimo gruppo WhatsApp ricordando le ore nei furgoni durante i tour; una bella scalata quella della Fame che ha lasciato un’amicizia a prova di separazione. «Ermal - continua Diana - è rimasto lo stesso, umile, attento alle persone, con dei valori importanti, uno che non dimentica da dove viene: la nostra terra l’ha sempre ispirato, basta leggere i suoi testi. Quando si hanno basi salde, il successo non ti scalfisce».
Qualche mugugno invidioso nei confronti di «chi fa qualche passo avanti» può arrivare, spiega Pollex, ma Ermal guarda avanti, sicuro di aver seminato bene nei suoi anni a Bari.