Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Vendola: «Inverecondo questo Pd»
Vendola al vetriolo: «Emiliano e Pd inverecondi»
Nichi Vendola torna a Bari, mobilita la sinistra, attiva un moto di nostalgia e non lesina un attacco frontale al Pd e al governatore Emiliano, aggettivandoli come «inverecondi». Intanto altri due pugliesi sono coinvolti nel caso rimborsi dei 5 Stelle.
La venuta a Bari di Nichi Vendola mobilita la sinistra e attiva un moto acuto di nostalgia. L’arrivo all’hotel Excelsior - per una manifestazione con i candidati di Leu, Annalisa Pannarale e Michele Laforgia - è un trionfo di abbracci, saluti, ricordi. Anche di una ripetuta invocazione: «Qui abbiamo tutti bisogno di te». «Ci sono le Regionali tra due anni - ride Vendola - ci penserò». È uno scherzo, per ora. Il popolo vendoliano, corso ad ascoltarlo, spera nel suo ritorno. La realtà ora è un’altra: è quella di chi non ha rinunciato alla politica, ma ha abdicato alla scena pubblica. Ha rifiutato la candidatura per fare il papà. «Tra i doveri che ha il genitore di un bimbo molto piccolo - spiega - c’è di dedicargli tutto il tempo e l’attenzione di cui ha bisogno».
È l’unica nota autobiografica in un ragionamento che davanti ai 400 riuniti nella sala dell’hotel - è interamente rivolto a sottolineare l’esigenza di politiche «di sinistra» nelle scelte di governo. L’economia è tornata a crescere, lo ammette, ma «l’aumento del Pil non prosciuga il mare della povertà nel mondo». Se non si interviene «sul dolore delle persone, la destra è destinata a vincere e crescere», perché sa fare il proprio mestiere: «seminare il rancore e cavalcare le paure». «Il nostro nemico non è il Pd - chiarisce Vendola - ma la sua capacità di rendere insopportabile la parola “sinistra” alle orecchie di chi soffre». Ma, si badi, il governo Renzi «non ha fatto errori»: nel senso che ciò che ha messo in piedi non è frutto del caso ma figlio di una lucida strategia «finalizzata a fare le cose di destra»: nella «precarizzazione» del lavoro, nell’«aziendalizzazione della scuola», nello sblocca Italia «diventato sblocca lobby del cemento», nella riforma costituzionale con «un solo uomo al comando». Ad ascoltarlo c’è il suo mondo: un larga fetta di militanti di Sinistra italiana, numerosi funzionari regionali, diversi ex assessori della sua giunta (Alba Sasso, Angela Barbanente, Michele Losappio).
All’esterno, provocato dai cronisti, Vendola parla della Puglia. Mesi fa aveva espresso una valutazione severa sul governatore Emiliano. Ora? «Il mio giudizio si aggrava - sottolinea - quando leggo i nomi dei candidati del Pd: siamo all’epifania del trasformismo più inverecondo. In Puglia il cosiddetto centrosinistra governa con scelte che sono il contrario di quello che è stato fatto nei dieci anni del governo Vendola». L’allusione, dice, è «allo smantellamento delle esperienze innovative e di protezione del lavoro che avevamo messo in campo: è un danno terribile». A proposito dell’Ilva, Vendola dice di trovare «incomprensibile» l’abbraccio tra Emiliano e Renzi, venerdì mattina a Bari. La loro contesa sulle sorti dello stabilimento, «molto aspra» e anche «imbarazzante», si è giocata «sulla pelle di Taranto e dei tarantini». Era lecito aspettarsi che «si mettessero d’accordo prima».
In sala Laforgia e Pannarale gli cedono la scena. Ma prima di passargli il microfono, il penalista, candidato alla Camera, ricorda tra gli applausi i «6 giornalisti e accademici» condannati all’ergastolo in Turchia. Pannarale attacca le politiche del governo e rivolge un ricordo appassionato alla Puglia di Vendola: «Vi racconto una storia» dice. La conoscono tutti, la rimpiangono.
Trovo imbarazzante l’abbraccio tra Renzi e Michele Sull’Ilva si sono combattuti giocando sulla pelle di Taranto