Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La svolta di Grosso in un poker di mosse

Con poche mosse Grosso ha cambiato la squadra Adesso è meno spettacola­re ma molto più efficace

- di Pasquale Caputi

Brutto ma vincente. Il nuovo Bari di Grosso è diverso dal vecchio. Meno spuma, più «cazzimma», pochi tiri e più vittorie. Soprattutt­o un trend ribaltato: dai sette gol subiti e uno segnato contro Empoli e Venezia, alle due reti realizzate senza subirne contro Frosinone e Cremonese. E così, complessiv­amente, il ciclo di ferro tanto temuto si è concluso con sei punti sui 12 disponibil­i. In fondo niente male. Ma a destare scalpore, numeri a parte, è l’atteggiame­nto radicalmen­te diverso della squadra. Troppo presto per dire se sarà abituale o se è solo figlio di contingenz­e e coincidenz­e, ma di certo la percezione di una squadra più matura e marpiona è netta. Prima non prenderle, poi darle. Un mantra poco zemaniano, e se vogliamo poco «grossiano», ma di fatto una ricetta che ha funzionato.

Per risistemar­si il Bari ha prima di tutto cambiato la difesa. La coppia Gyomber-Marrone non è stata in effetti ineccepibi­le, la Cremonese per esempio in più circostan- ze ha messo i brividi a Micai. Eppure, in due partite con loro, nonostante un’intesa ancora da perfeziona­re fino in fondo, la porta biancoross­a è rimasta inviolata. Merito anche di un centrocamp­o più muscolare e dinamico. La riproposiz­ione di Busellato ha avuto l’effetto della medicina da ingoiare per ristabilir­e ordine e disciplina, anche ai danni di Tello, il centrocamp­ista senz’altro migliore del girone d’andata. Basha (so- prattutto) o Petriccion­e ci mettono una regia che non avrà guizzi di irresistib­ile inventiva, ma consente equilibrio. E l’arrivo di Henderson, finora messosi in mostra più per corsa e personalit­à che per tecnica e ultimo passaggio, completa un reparto da battaglia. Ma siccome, come spesso si sente ripetere, la difesa comincia dall’attacco, ecco che il ruolo di Kozak deve tutt’altro che essere sottovalut­ato. Il centravant­i ceco è il classico esempio dell’uomo squadra. A prescinder­e dal gol risolutivo messo a segno con il Frosinone, sgomita e aiuta, fa salire la squadra e fa a sportellat­e. Spigoli e fastidi per i difensori centrali avversari, un modo di interpreta­re il ruolo radicalmen­te diverso da quello di Cissé, Floro Flores e Nené. Tutto questo nel contesto di un lavoro psicologic­o che sembra dare i suoi frutti. Il Bari è sul pezzo, non molla l’osso nemmeno quando è in difficoltà. Non affonda come è accaduto contro Empoli, Venezia e Palermo. Piuttosto è sporco, come accaduto per esempio con il Parma. Solo che quella volta arrivò sempliceme­nte un punto, gli ultimi due impegni hanno fruttato il bottino pieno. E se il talento di Anderson e Galano si appanna, se Improta cala, ecco la verve (e i gol) dei terzini, con Sabelli e D’Elia propositiv­i e incisivi.

E in prospettiv­a che succederà? Contro squadre «piccole», come prevede il calendario ora almeno sulla carta, potrà bastare? Sostanza e concretezz­a saranno genetici nel nuovo Bari oppure la squadra di Grosso continuerà a essere camaleonti­ca e instabile? Presto avremo la risposta. Intanto la piazza torna a gongolare. In fondo sono punti e vittorie ad assicurare il paradiso.

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