Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La svolta di Grosso in un poker di mosse
Con poche mosse Grosso ha cambiato la squadra Adesso è meno spettacolare ma molto più efficace
Brutto ma vincente. Il nuovo Bari di Grosso è diverso dal vecchio. Meno spuma, più «cazzimma», pochi tiri e più vittorie. Soprattutto un trend ribaltato: dai sette gol subiti e uno segnato contro Empoli e Venezia, alle due reti realizzate senza subirne contro Frosinone e Cremonese. E così, complessivamente, il ciclo di ferro tanto temuto si è concluso con sei punti sui 12 disponibili. In fondo niente male. Ma a destare scalpore, numeri a parte, è l’atteggiamento radicalmente diverso della squadra. Troppo presto per dire se sarà abituale o se è solo figlio di contingenze e coincidenze, ma di certo la percezione di una squadra più matura e marpiona è netta. Prima non prenderle, poi darle. Un mantra poco zemaniano, e se vogliamo poco «grossiano», ma di fatto una ricetta che ha funzionato.
Per risistemarsi il Bari ha prima di tutto cambiato la difesa. La coppia Gyomber-Marrone non è stata in effetti ineccepibile, la Cremonese per esempio in più circostan- ze ha messo i brividi a Micai. Eppure, in due partite con loro, nonostante un’intesa ancora da perfezionare fino in fondo, la porta biancorossa è rimasta inviolata. Merito anche di un centrocampo più muscolare e dinamico. La riproposizione di Busellato ha avuto l’effetto della medicina da ingoiare per ristabilire ordine e disciplina, anche ai danni di Tello, il centrocampista senz’altro migliore del girone d’andata. Basha (so- prattutto) o Petriccione ci mettono una regia che non avrà guizzi di irresistibile inventiva, ma consente equilibrio. E l’arrivo di Henderson, finora messosi in mostra più per corsa e personalità che per tecnica e ultimo passaggio, completa un reparto da battaglia. Ma siccome, come spesso si sente ripetere, la difesa comincia dall’attacco, ecco che il ruolo di Kozak deve tutt’altro che essere sottovalutato. Il centravanti ceco è il classico esempio dell’uomo squadra. A prescindere dal gol risolutivo messo a segno con il Frosinone, sgomita e aiuta, fa salire la squadra e fa a sportellate. Spigoli e fastidi per i difensori centrali avversari, un modo di interpretare il ruolo radicalmente diverso da quello di Cissé, Floro Flores e Nené. Tutto questo nel contesto di un lavoro psicologico che sembra dare i suoi frutti. Il Bari è sul pezzo, non molla l’osso nemmeno quando è in difficoltà. Non affonda come è accaduto contro Empoli, Venezia e Palermo. Piuttosto è sporco, come accaduto per esempio con il Parma. Solo che quella volta arrivò semplicemente un punto, gli ultimi due impegni hanno fruttato il bottino pieno. E se il talento di Anderson e Galano si appanna, se Improta cala, ecco la verve (e i gol) dei terzini, con Sabelli e D’Elia propositivi e incisivi.
E in prospettiva che succederà? Contro squadre «piccole», come prevede il calendario ora almeno sulla carta, potrà bastare? Sostanza e concretezza saranno genetici nel nuovo Bari oppure la squadra di Grosso continuerà a essere camaleontica e instabile? Presto avremo la risposta. Intanto la piazza torna a gongolare. In fondo sono punti e vittorie ad assicurare il paradiso.