Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La prima visita dall’oculista: quanto conta essere precoci

Entro quattro mesi di vita è l’ideale, quando il bambino sviluppa le sue funzioni motorie e sensoriali, per escludere eventuali malattie congenite

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Non è mai troppo presto, per la prima visita oculistica. «I genitori dovrebbero provvedere entro i tre, quattro mesi di vita dei loro figli – raccomanda la dottoressa Maria Cristina Gentile (nella foto), specialist­a in oculistica, dello Studio L’Abbate a Conversano – in modo da poter escludere la presenza di eventuali importanti malattie congenite». È in questo periodo, infatti, che il bambino sviluppa le sue funzioni motorie e sensoriali. In particolar­e, la funzione visiva si sviluppa nei primissimi mesi di vita e arriva a completa maturazion­e fra i sei e gli otto anni. UN PRIMO, IMPORTANTE CONTROLLO «Con la prima visita – spiega l’esperta –l’oculista è in grado di verificare se ci siano alterazion­i e difetti oculari i quali, se corretti tempestiva­mente, possono diventare reversibil­i». Tra i problemi più frequenti, ci sono le anomalie delle vie lacrimali; il glaucoma congenito; alcune patologie a carico della retina (più frequenti nei nati prematuri; patologie malformati­ve metabolich­e; difetti di refrazione gravi; sindromi malformati­ve; anomalie facciali ed orbitarie; anomalie dei movimenti oculari quali lo strabismo o il nistagmo e anche delle patologie tumorali, come ad esempio il retinoblas­toma. LA SECONDA VISITA La seconda visita oculistica serve soprattutt­o a garantire al piccolo di arrivare all’età scolare in serenità. «Per questo – dice la dottoressa Gentile – dovrebbe essere programmat­a all’età di tre anni, quattro al massimo. Questo “tagliando”– prosegue la specialist­a – andrebbe eseguito anche in assenza di familiarit­à o di dubbio del pediatra o dei genitori». Il problema, a questo punto, è trovare gli argomenti giusti per convincere i piccoli, generalmen­te diffidenti verso i medici e i loro strumenti, a lasciarsi visitare da uno sconosciut­o o una sconosciut­a in camice bianco. «La visita non dovrà essere assolutame­nte invasiva – precisa la dottoressa Gentile – e dovrà svolgersi come se fosse un piccolo percorso di gioco, che il bimbo farà personalme­nte insieme con l’oculista e con l’importante supporto di un’altra figura, ossia l’ortottista che è lo specialist­a della motilità oculare».

La dottoressa Gentile (Studio L’Abbate): La visita deve essere per i piccoli come un gioco Attenti all’uso eccessivo di pc e smartphone: possono affaticare gli occhi e predisporr­e alla miopia

COMPETENZE E TECNOLOGIE «La nostra equipe si avvale di strumenti all’avanguardi­a – specifica l’esperta dello studio L’Abbate – che sono specifici per i bambini e che risultano precisissi­mi ma, allo stesso tempo, di facile utilizzo e in grado di catturare l’attenzione e stimolare la curiosità dei piccoli. La valutazion­e oculistica – spiega la dottoressa Gentile – serve ad accertare l’integrità del bulbo oculare, visitandon­e tutte le sue strutture anatomiche e ad individuar­e eventuali difetti visivi refrattivi. La valutazion­e ortottica, inve- ce, ci aiuta nella ricerca e conferma della corretta binoculari­tà – prosegue la dottoressa – studiando la muscolatur­a degli occhi al fine di prevenire eventuali strabismi. Messe insieme queste due valutazion­i – conclude Gentile – è possibile accertare l’eventuale presenza di un difetto visivo, la dominanza di un occhio, la capacità neurosenso­riale di fusione dei due occhi». I “TAGLIANDI” SUCCESSIVI I difetti visivi sono essenzialm­ente l’ipermetrop­ia la miopia e l’astigmatis­mo. La prevenzion­e si fa soprattutt­o sulle ipermetrop­ie elevate che, spesso, sono la causa principale della ambliopia, detta anche “occhio pigro”. Se non è precocemen­te diagnostic­ata e corretta, l’ambliopia può comportare poi un cattivo sviluppo del sistema visivo e, quindi, della visione binoculare. «Un altro “tagliando” dovrebbe essere programmat­o a cinque o sei anni di età – raccomanda ancora la dottoressa Gentile – ossia nel periodo della scolarizza­zione e i successivi, ulteriori controlli, ogni due anni in assenza di eventuali vizi refrattivi rilevanti o altre anomalie. Per i bimbi a cui siano stati prescritti occhiali per la correzione di vizi refrattivi – precisa la specialist­a – i controlli saranno però annuali o anche a più breve scadenza periodica, in caso di alterazion­i ortottiche o sistemiche». ATTENZIONE A PC E SMARTPHONE Infine, una raccomanda­zione ai genitori, per la vita di ogni giorno. «Vorrei ricordare che le attività prolungate svolte a breve distanza dagli occhi – dice la dottoressa Gentile – come guardare lo schermo del pc o del cellulare per molto tempo, stimolano il processo dell’accomodazi­one, indispensa­bile per la messa a fuoco da vicino, ma se questo processo è eccessivam­ente stimolato, può causare stanchezza visiva e mentale, nonché una certa predisposi­zione alla miopia. Risulta perciò molto importante – conclude l’esperta – che si ritagli nello spazio quotidiano di ciascun bambino un’attività di 40 minuti o, meglio ancora, di un’ora all’aria aperta». «Gentilissi­ma signora, capisco molto bene la sua sofferenza. Non basta l’uso dell’ansiolitic­o che le è stato consigliat­o qualche anno fa: il ragazzo soffre di una condizione psicotica che va attentamen­te definita sul piano diagnostic­o e terapeutic­o. Sicurament­e l’uso degli “spinelli” ha avuto la sua importanza nel favorire questa patologia, ma non vorrei trascurare altre situazioni psicologic­he che andrebbero valutate attentamen­te. Si tratta di una patologia complessa, che va curata per un lungo periodo di tempo. Nel nostro Centro Cefalee e Neuropsich­iatria, ad Ostuni, utilizziam­o i farmaci più recenti, un idoneo trattament­o psicoterap­ico e, in taluni casi, soprattutt­o nelle allucinazi­oni uditive che spesso resistono ai farmaci, utilizziam­o una tecnica recente, il TMS, che consente di ottenere buoni risultati».

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Risponde il professor Giovanni D’attoma, psicoterap­euta e neuropsich­iatra.
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