Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’implantologia computer-assistita
Il medico opera “virtualmente” sulle immagini della Tac. «Èsicura,efficaceerapida.Maprimaserveun’accuratavalutazione»
Un sorriso appena accennato può nascondere spesso imbarazzo e vergogna, piuttosto che una scarsa attitudine a gioire della vita. Sono tantissime le persone che hanno perso la serenità e la sicurezza personali, nei rapporti con gli altri, a causa di una dentiera traballante, della mancanza di uno o più denti o di altri inestetismi e problemi strutturali del cavo orale. Spesso una nuova opportunità è a portata di mano, ma servono le informazioni giuste. «Con l’avvento dell’era digitale, l’implantologia è molto cambiata – dichiara il dottor Francesco Vurro (nella foto), odontoiatra e protesista dentale con studio a Modugno – al punto che grazie alle tecnologie moderne è oggi possibile ritrovare il sorriso in 24-48 ore». Precisa, sicura e, soprattutto, rapida, la Chirurgia Computer Assistita consente di installare gli impianti in pochissimo tempo, senza traumatiche incisioni chirurgiche-gengivali e fastidiose suture, con risultati ottimali in termini di qualità dei materiali, efficacia del prodotto e soddisfazione del paziente. «Questa tecnica – spiega il dottor Vurro – può essere utilizzata nei casi di edentulia (perdita di denti) parziale o totale, dando la possibilità all’interessato di entrare la mattina nello studio odontoiatrico, con una protesi mobile e di uscirne il pomeriggio, con una fissa». Il passaggio da un’installazione all’altra, diventa fondamentale per la qualità di vita del paziente. E il tutto, si risolve con un minimo di tre appuntamenti dal dentista di fiducia. Il primo passo è la visita diagnostica: l’odontoiatra studia il caso e valuta se è possibile intervenire con la Chirurgia computer assistita. A questo punto, il paziente viene sottoposto a Tac Dental Scan. Quindi, l’odontoiatra inserisce gli impianti e la nuova protesi. «Utilizzando il proprio computer – riprende il dottor Vurro – si può lavorare “virtualmente”sulle immagini prodotte dalla Tac, in modo da studiare la morfologia ossea del paziente, simulare la posizione finale degli impianti in base alla quantità e qualità ossea e disegnare fin da subito la protesi fissa». La terapia impiantare, è bene sottolinearlo, è una modalità di trattamento utile per sostituire elementi dentali mancanti. Nella comunità scientifica internazionale è considerata affidabile e con un’elevata percentuale di successo, ma questo non vuol dire che rappresenti sempre la soluzione ideale per sostituire denti naturali mancanti o per sostituire denti dalla prognosi incerta. Fondamentale, dunque, è il ruolo dell’odontoiatra, che valuta il quadro di salute del paziente e i benefici di un impianto, rispetto ad altre terapie. Tra le controindicazioni, all’odontoiatra spetta valutare i fattori di rischio legati al paziente, come le patologie sistemiche e l’abituale assunzione di farmaci che controindicano la chirurgia in genere. In caso di patologie, è bene che venga consultato anche il medico di famiglia. Tra i fattori di rischio di un impianto, ci sono senz’altro il fumo di sigaretta, il diabete mellito scompensato, la chemioterapia antiblastica in atto, l’assunzione di difosfonati, usati nella terapia dell’osteoporosi. Altri fattori di rischio sono l’immunodepressione, le parafunzioni che aggravano i problemi meccanici e la crescita non ultimata del paziente stesso come ad esempio negli adolescenti perché l’osseointegrazione avviene regolarmente, ma l’impianto non segue l’accrescimento osseo e si potrebbe ritrovare, a termine crescita, decentrato rispetto alla posizione dei denti naturali. «L’inserimento dell’impianto – raccomanda il dottor Vurro – deve essere eseguito da personale qualificato e con procedimenti atti a escludere ogni contaminazione». La sterilità, come le caratteristiche merceologiche dell’impianto, sono garantite dalle normative europee, che impongono un marchio di conformità (CE), il quale, però, non garantisce l’affidabilità clinica del sistema implantare. Questa deve essere convalidata da studi clinici a medio e, preferibilmente, a lungo termine, pubblicati su riviste controllate da un comitato di lettura e recensite dagli organi internazionali. All’odontoiatra, ovviamente, spetta di accertarsi che gli impianti possiedano tali caratteristiche.