Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
LITI PERSONALI E PROBLEMI REALI
Da qualche giorno al Comune di Bari si litiga, con un vigore che fa immaginare dispute su importanti scelte di governo; o i consiglieri si scontrano su cose piccole, se non personali? Non è così, al di là delle parole infelici; il problema di fondo esiste, ed è il controverso caso dell’edilizia giudiziaria – ci dice la cronaca – o della cittadella dei tribunali, o come si voglia dire. L’argomento, niente affatto nuovo, è diventato molto urgente, al punto che molti avrebbero preferito immaginare una discussione già aperta su ipotesi concrete, o su studi di urbanistica a sostegno dell’una o dell’altra tesi. E invece no; la lite attuale nasce a occasione dei nuovi tribunali, ma si espande alla “tenuta” del Consiglio municipale, abituato alla politica finora prevalente dei mille “lavori in corso” e dei mille cantieri aperti, e oggi disorientato difronte alle grandi questioni di assetto urbano, estese fino al risanamento di parti degradate della città, al contenimento della delinquenza di quartiere, alla ricucitura dei lacerati rapporti fra centro e periferie. Inoltre, si approssima la primavera, e poi verrà il caldo, e nella scala dei servizi strategici siamo ancora ai piani alti delle case senza acqua; domani saremo a secco? La situazione non premia certo il nostro acquedotto, in uno scenario da anni ’50 del secolo scorso; ma non premia nemmeno il Comune del capoluogo, sostanzialmente privo di un produttivo ordine interno, in una fase in cui non è lontano il voto amministrativo e in cui cresce la richiesta di un vero bilancio, almeno provvisorio, per avviare una riflessione più generale. Oppure dobbiamo pensare che l’amministrazione barese si sia fermata alla città-vetrina, senza progetti di prospettiva, senza risposte attendibili sul futuro? Domina infatti il silenzio sullo stadio San Nicola – ieri “gioiello”, oggi in rovina – e meno ancora si parla di trasporti e di redistribuzione dei pesi specifici fra mezzi pubblici e mezzi privati di locomozione. La futuribile città giudiziaria sembra aggravare ulteriormente il nervosismo, in uno spazio di politica comunale che non ritrova più nomi e misure per la mediazione politica. Le attuali elezioni finora hanno dato disturbo, è vero, con la probabilità di imminenti colpi ai vecchi equilibri, tutti da verificare. Tuttavia la concretezza barese adesso deve mettersi alla prova, deve pensare più in grande e darci una città aperta al mondo, negli scambi con l’estero e nel lavoro. Sia chiaro, però, che sarà comunque battaglia, perché la vecchia speculazione è sempre attiva, e il ceto politico rimane un’ardua scommessa.