Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Tasse più basse e sostegno alle famiglie»
Dopo il ribaltone, l’incontro col prefetto per l’ingresso dei nuovi consiglieri Salvemini tira dritto e prende tempo: «Prima il bilancio, poi deciderò»
Vitali (FI) L’eventuale scioglimento del Consiglio comunale dipende solo dalle scelte del primo cittadino
Per ora non succede BARI niente a Lecce. Il sindaco di centrosinistra, Carlo Salvemini, resta in sella. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato che lo ha definitivamente privato della maggioranza nell’Assemblea cittadina, i consiglieri di centrodestra non si sono accordati. Non sono riusciti, cioè, a trovare una linea comune per decidere le loro contestuali dimissioni e mandare a casa l’intero Consiglio comunale assieme al sindaco, in modo di andare alle urne nella prossima primavera. Salvemini resta sindaco, per ora. Che la consiliatura sia salva, questo è da vedere. Si gioca di tattica per vedere a chi eventualmente attribuire la responsabilità politica dello scioglimento dell’Assemblea.
Ieri il sindaco ha incontrato il prefetto (commissario ad
acta per l’esecuzione della sentenza del Consiglio di stato) per concordare l’uscita di scena di 6 consiglieri di centrosinistra e il rapido subentro dei 6 di centrodestra. A cosa si deve tanta fretta? Salvemini lo spiega: consentire ai nuovi di entrare nelle loro funzioni (occorre la riunione del Consiglio comunale) in modo che possano eventualmente esercitare la facoltà delle dimissioni. Un atto - si badi - che deve arrivare entro il 24 febbraio: solo rispettando questo termine si può consentire alla città di andare alle urne in primavera. In caso di dimissioni successive a quella data, si voterebbe nel 2019. Lo stesso accadrebbe con le dimissioni del sindaco: se lasciasse l’incarico già ora, occorrerebbe far trascorrere i 20 giorni dell’eventuale ripensamento consentito dalla legge. Questo porterebbe l’efficacia delle dimissioni a metà marzo: troppo tardi.
Ecco perché Salvemini crea le condizioni perché il centrodestra sia «libero di scegliere». Ma i 17 consiglieri (su 32 complessivi) non trovano l’accordo. Favorevoli a lasciare l’incarico e andare a votare sono gli esponenti di Fdi capitanati dall’ex sindaco Paolo Perrone. Così paiono quelli dell’ex area Fitto, guidati dal candidato sindaco sconfitto Mauro Giliberti. Diversa la posizione di Forza Italia. «Noi dice il coordinatore regionale Luigi Vitali - non ci facciamo portare a passeggio dal sindaco: l’eventuale scioglimento non dipende dal centrodestra, ma dalle sue scelte. Se Salvemini seguirà le indicazioni della maggioranza, il suo mandato potrà durare fino a scadenza naturale. Diversamente lo scioglimento anticipato rappresenterà la diretta conseguenza di una sua scelta». Si capisce: Salvemini lascia decidere gli avversari ma gli avversari dicono non tocca a noi. Il centrodestra è disunito: anche una parte di FI sarebbe convinta delle dimissioni. Ma occorrono 17 firme e 17 sono i consiglieri: una sola defezione manda alle ortiche ogni proposito. Salvemimi, ad ogni modo, ribatte a Vitali: «Non sono stato eletto sottolinea - per dare esecuzione alla volontà del centrodestra in Consiglio, ma per rispondere al programma scelto dai 22 mila leccesi che hanno votato per me nel ballottaggio». Ma si dimetterebbe? «Deciderò se proseguire la mia esperienza - dice - quando sarà discusso e votato il Bilancio di previsione, nelle prossime settimane». Intanto si tessono relazioni e trattative. Il sindaco cercherà il sostegno per evitare di terminare in anticipo il mandato.