Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Torna il ghetto della vergogna
Una giungla di disperati accanto alla vecchia baraccopoli: accampati già in 600
Il cosiddetto “gran ghetto”, vergogna nazionale che ha fatto il giro del mondo, è stato demolito un anno fa. Ma in realtà nella stessa zona, proprio lì accanto, tra Rignano Garganico e San Severo, è tutto come prima: una nuova baraccopoli di immigrati, per la maggior parte braccianti utilizzati nelle campagne pugliesi, è infatti sorta tra rottami e rifiuti. E sono circa 600, per il momento, gli immigrati che hanno trovato posto in quella che a tutti gli effetti è una nuova giungla di disperazione in Capitanata. E con il passare del tempo il numero dei braccianti è destinato a crescere.
Decine di roulotte e poche FOGGIA baracche in legno e cartone, accanto a rifiuti di ogni genere. Centinaia di automobili di cui non si conosce la provenienza. Alcune cisterne in plastica piene di acqua. Ma anche un piccolo market dove poter per acquistare pasta, legumi e vino e anche una moschea. E’ il nuovo “gran ghetto”, sorto a poche centinaia di metri dall’insediamento abusivo tra Rignano Garganico e San Severo che fu sgomberato nel marzo dello scorso anno sulla base di un provvedimento di sequestro, con facoltà d’uso, emesso nel 2016 dalla direzione distrettuale antimafia di Bari che aveva aperto una inchiesta su presunte infiltrazioni criminali nella baraccopoli.
Dopo esattamente un anno il ghetto è rinato. Entrare nell’insediamento e camminare tra quelle roulotte e tra i suoi ospiti non è facile. Anche la presenza delle forze dell’ordine non allontana i sospetti dei migranti che sfuggono alle domande. Saranno quasi seicento quelli che sono tornati a vivere in questa campagna a ridosso di Rignano Garganico ma nel territorio di San Severo.
A differenza del primo campo qui ci sono tantissime roulotte e camper, mezzi distrutti e protetti da tavole in legno e cartone mantenuti sui tetti da pneumatici per evitare che il vento li porti via. In un anno il nuovo campo si è organizzato. Ci sono persino alcune strutture adibite a market: negli scaffali di fortuna si vende pasta, fagioli, pomodoro in scatola e altri prodotti. Anche materiale per le pulizie come sapone e spazzole.
Chiedere la provenienza di quel materiale è una domanda che non trova risposta. Nelle roulotte ci si sta in cinque o sei. A volte però, soprattutto in questi periodi freddi, ci dormono anche otto persone. Materassi con molle che escono fuori, adagiati sul pavimento con coperte e lenzuola di fortuna. Ogni tanto sui tetti di qualche ricovero spuntano dei pannelli solari: qui non c’è luce elettrica e quei pannelli solo le uniche fonti di energia elettrica. In qualche altro caso ci sono le batterie delle automobili. E qui, nel nuovo ghetto, se ne contano tantissime decine. Ammucchiate una vicino all’altra, molte senza targhe. Inutile chiedere la loro provenienza. «Non lo so, ma perché fai domande? Cosa vuoi?», le uniche risposte. Camminando sulla strada, che divide le due file di roulotte, due ragazzi con ai piedi solo un paio di ciabatte bu da mare attraversano una pozza di fango. Nel tragitto si nota una zona che sembra tenuta meglio delle altre baracche. All’interno, c’è una stanza circondata da teli colorati e con dei tappeti rossi sul pavimento. È una moschea. Con il dovuto rispetto cerchiamo di entrare ma, un migrante ci invita di uscire. E di farlo al più presto.
All’esterno, in lontananza, si nota l’enorme radura dove un anno fa, si trovava il gran ghetto. Quello vecchio, cancellato - almeno temporaneamente - dalle ruspe. Quando l’insediamento abusivo fu sgomberato, su pressione della Direzione distrettuale antimafia e del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, alcuni dei suoi ospiti furono mandati a Casa Sankara e all’Arena, due strutture che si trovano nelle campagne di San Severo. Ma lì sono rimasti pochi mesi. Poi, piano piano, e a piccoli gruppi, sono andati via: chi ha trovato accoglienza nell’ex pista a ridosso del Cara di Borgo Mezzanone mentre la maggior parte è tornata qui in quello che ormai è diventato il nuovo “gran ghetto”.
Oggi sono circa 600 ma, è certo che - con l’arrivo della primavera, dei primi caldi e dell’inizio della stagione della raccolta - l’insediamento possa raggiungere ad ospitare lo stesso numero di migranti che vivevano nel vecchio campo: oltre i mille. E forse anche per questo, andando via, non sorprende notare diversi migranti armati di martello a sistemare tavole e lamiere. Sono altre baracche, altri rifugi che stanno sorgendo.