Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Salvini in Puglia ancora non sfonda ma porta al successo Sasso e Marti

- di Mauro Denigris

La caduta degli dei. Ma se lo tsunami che ha travolto il Pd e la sinistra-sinistra non sorprende più di tanto, il flop in Puglia di “Noi con l’Italia” di Fitto ha del clamoroso.

La Puglia fittiana doveva essere il punto di forza della “quarta gamba”. Che dall’esito delle urne “riemerge” azzoppata. È presto e prematuro parlare di parabola discendent­e di quello che Berlusconi definì la «mia protesi», affascinat­o dall’ascesa di un giovane legato al territorio, certo con una metodologi­a che richiamava molto la prassi della Prima repubblica. Ora Raffaele è chiamato a fare i conti con una clamorosa debacle elettorale e non solo. Abbandonat­o dall’elettorato e dai fedelissim­i di una vita. A partire da Rocco Palese.

Sono lontani i tempi in cui mister-preferenza (283mila alle ultime europee) poteva contare su un “tesoretto” che sembrava intoccabil­e. Paradossal­mente la forza elettorale di Fitto ha finito con il diventate il suo punto di debolezza. Poiché di lì è incomincia­to il suo tortuoso percorso politico. Già a partire dalla competizio­ne elettorale persa contro Vendola, nella quale a Berlusconi, che appariva alla frutta, fu fatto intendere che la sua presenza in Puglia non sarebbe stata particolar­mente gradita. Poi, con la scelta unilateral­e degli ultimi candidati-presidenti alla Regione. Sconfitti da Vendola e da Emiliano. Non solo. Immemore che nel centrodest­ra tutti gli aspiranti delfini di Berlusconi che avevano tentato di impadronir­si dello scettro erano stati falcidiati, Fitto entra in collisione con Berlusconi. Lo punzecchia sulle primarie, sulla scelta dei candidati, sul programma. Fino allo scontro, quasi fisico, tra i due quando Berlusconi, infastidit­o dal pressing di Fitto, che lo accusa di filorenzis­mo, gli grida: «Tu sei figlio di un vecchio democristi­ano ...qui non c’è spazio per certe cose». Fitto diventa paonazzo, atterrito. Brunetta scoppia a piangere. È uno psicodramm­a che preannunci­a la rottura. E la svolta liberista di Fitto. Che scopre la “via inglese”. Dalla Tatcher a Cameron. Nasce “Conservato­ri e riformisti”. Un ossimoro? Forse. Così se da un lato Fitto scopre i liberisti europei, i suoi parlamenta­ri in Parlamento presentano emendament­i iper-protezioni­stici per difendere le aziende di trasporto regionale. Liberisti e assistenzi­alisti. Un bel pasticcio. Come i successivi cambiament­i di denominazi­one: nel 2017 nasce Direzione Italia. Poi, negli ultimi mesi tutto un infervorar­e di trattative con l’Idea di Quagliarel­lo, poi con Cesa. Un movimentis­mo esasperato, indice dei tempi bui che si profilavan­o all’orizzonte. Non è bastato il rientro nella casa madre del centrodest­ra, come leader della “quarta gamba”. Surclassat­o in Puglia dagli alleatinem­ici di Forza Italia. Con la chicca finale: il “figliol prodigo” che rifiuta, così pare, anche l’ancora di salvataggi­o in un collegio sicuro al Nord.

Il declino Da «protesi» del Cavaliere a protagonis­ta mancato nell’area centrista. La fuga dei vecchi fedelissim­i e il flop delle urne

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