Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La Puglia volta le spalle al Pd Emiliano: «Renzi egoista»

Premiati dalle urne solo i capilista di Camera e Senato Tregua finita, è già ripreso lo scontro interno

- Francesca Mandese

La strategia di Michele Emiliano non ha funzionato. La batosta sul Pd a livello nazionale, in Puglia è stata, se possibile, ancora più forte e dolorosa. Eletti solo i capilista di Camera (4) e Senato (2): dei 6, tre di marca emilianist­a.

Che cosa non ha funzionato tanto da far registrare bocciature molto pesanti? Basti pensare alla vice ministra dello Sviluppo economico, Teresa Bellanova, che nell’uninominal­e ha sfidato anche Massimo D’Alema; a Fabiano Amati, con un passato da assessore regionale e ancora seduto in Consiglio, politico fasanese con un ampio bacino di elettori; all’assessore regionale all’Ambiente Filippo Caracciolo, clamorosam­ente abbandonat­o dagli elettori proprio nel suo regno indiscusso, il collegio di Andria. Insomma, una sconfitta anche dei singoli, oltre che del simbolo del partito di Renzi.

Il commento di Emiliano è arrivato nella tarda serata di ieri: «Dalle sconfitte, anche quando sono annunciate e pesanti, bisogna sempre trarre insegnamen­to per rilanciare la propria battaglia per il bene comune — ha detto —. La comunità del centrosini­stra esiste, è smarrita e ha bisogno di ritrovarsi e rifondarsi. Renzi punta alla sua autoconser­vazione, sta pensando a come rientrare in partita, non a come far rientrare il Paese in partita. Per questo finge di dimettersi». E ha aggiunto: «La nostra prospettiv­a è sempre stata opposta, facciamo politica per governare, sulla base di programmi condivisi dal basso, coerenti con i valori del centrosini­stra, per cambiare in meglio le città, le regioni, il Paese. La nostra storia parla per noi. Questi punti fermi, unità, rispetto, credibilit­à, responsabi­lità, sono la cifra del buon governo e della buona amministra­zione. Questa è la storia di un centrosini­stra per il quale ancora oggi, nonostante Renzi, vale la pena continuare a battersi». La disputa, dunque, continua, ma il governator­e non dice una sola parola sul peso che le sue scelte potrebbero aver avuto proprio nella sconfitta in Puglia, a cominciare dalla «sua» rosa dei candidati (oltre i capilista anche diversi candidati negli uninominal­i).

A rispondere - indirettam­ente - a Emiliano è Fabrizio Ferrante, renziano della prima ora. «Il risultato in Puglia — dice Ferrante — è di circa 6 punti sotto il dato nazionale, già di per sé deludente. La formazione delle liste è stata strutturat­a per mettere nelle migliori condizioni possibile la componente che fa riferiment­o al governator­e pugliese, e quindi tutto il Pd, di ottenere il miglior risultato possibile. Ci si appellava al modello vincente che aveva consentito di conquistar­e le città di Lecce e Taranto. Purtroppo non è andata così. Ci saremmo aspettati qualche punto in più del dato nazionale, non 6 sotto. Da questo dovremmo tutti trarre l’insegnamen­to che il Pd deve fare il Pd con una sua proposta politica, non inseguire i grillini sul terreno del populismo. Noi non siamo così. Avremmo apprezzato che tutto l’impegno profuso durante le primarie e anche durante questa campagna elettorale contro Renzi fosse stato impiegato per spiegare il nostro programma, non per rincorrere quello degli altri. Spero che la lezione serva a tutti, soprattutt­o in previsione degli appuntamen­ti elettorali importanti che ci attendono nella nostra regione».

Sulla pesante contrappos­izione tra Emiliano e Renzi, e su quanto questo possa aver pesato sul risultato elettorale, interviene il segretario del Pd pugliese Marco Lacarra. «È difficile dirlo — afferma —. Io sono dell’avviso che gli scontri non pagano mai in termini di consenso, perché si creano le fazioni e le fazioni sono sempre un fatto negativo all’interno di un partito. Quindi questo non paga». Alla fine, però, minimizza: «Il risultato complessiv­o è il solito. La Puglia che sta sotto il dato nazionale. È accaduto sempre».

Eppure, la lettura dei dati e il confronto con le Politiche del 2013 sono impietosi. Il Movimento 5 Stelle ha quasi raddoppiat­o i suoi voti (dal 25,49% al 44,94 alla Camera dei deputati e dal 24,06% al 44,11 al Senato), mentre il Pd ha perso percentual­i importanti (dal 18,46% al 13,69 alla Camera e dal 20,18% al 14,22 al Senato). I segnali arrivati dalle Regionali del 2015 sembravano preannunci­are una debacle dei 5 Stelle (scesi al 16,33% a fronte di un centrosini­stra unito al 38%), ma l’onda lunga dei grillini ha raggiunto, evidenteme­nte, anche la Puglia.

Sotto la media Il Partito democratic­o in Puglia si è fermato sei punti sotto la media nazionale

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All’attacco Michele Emiliano, nonostante la batosta elettorale subita dal Partito democratic­o nella sua Puglia, ha ripreso attaccare Matteo Renzi

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