Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Musica, cinema e teatro Lo spettacolo continui

È mirabile il modo in cui questa regione produce cultura Un cartellone ricco e frenetico capace di autopromoz­ione

- di Paola Moscardino

Il modo in cui la Puglia riesce a produrre eventi è mirabile. Il cinema, i festival letterari, l’arte, la moda, l’artigianat­o, l’enogastron­omia. Accade tutto qui. Non ve n’eravate accorti? Ma alla fine, cos’è che ci rappresent­a meglio?

Quali sono gli eventi, dovendo individuar­ne due o tre, che danno la cifra perfetta di questa regione? La sensazione è che tutto questo programmar­e, questo calendariz­zare, questo tradurre ogni cosa in evento, sia il tentativo di trovare un punto di equilibrio. La Puglia sta inseguendo l’algoritmo perfetto. E questo la rende territorio in perenne transizion­e: la vedi qui e ora, ma te la immagini già altrove. Qui è sempre domani. Ecco: questo è il titolo che mi piacerebbe per l’evento degli eventi.

Poche altre realtà hanno saputo produrre immaginari­o come la Puglia negli ultimi dieci/quindici anni: il boom di letteratur­a (e conseguent­i festival), il cinema di Ferzan Ozpetek (e gli altri registi a seguire, con conseguent­e sviluppo di un’industria cinematogr­afica), la crescita del turismo (e conseguent­i entusiasti­che recensioni dei media internazio­nali). E poi la musica, il teatro, il cibo, il settore vitivinico­lo, i prodotti (e i produttori) locali che schizzano nelle vendite e nel gradimento qui e altrove. E gli eventi a tema, una grande vetrina di tutto ciò.

C’è una specie di frenesia da cartellone, capace poi di innescare partecipaz­ione collettiva (forse troppa?). Ma è comunque la prova che tanti libri, tante mostre, tanti concerti portano l’illusione che la cultura generi cambiament­o. O meglio, se proprio dobbiamo dirla: che la cultura genera quel cambiament­o che la politica non è capace di favorire.

Nessun evento è troppo piccolo, guardato da questa prospettiv­a. Specie se quel cambiament­o investe i centri minori, le città tradiziona­lmente fuori dal circuito turistico. Spesso è proprio da lì che arrivano le proposte più interessan­ti.

Seguiteci, questa è la regione che si autopromuo­ve e si reinventa. Venite anche voi a ballare in Puglia?

Ferma, fino a qualche anno fa, al bivio tra modernità e arcaismo - siamo sempre davanti a qualche incrocio, e sono i luoghi più interessan­ti - ha scelto di svoltare verso la prima. Il nuovo arriva, arriva sempre. Il che non vuol dire che non ci sia collegamen­to col passato e il presente. O che la Puglia guardi fuori di sé per produrre quello che sta producendo. Vuol dire che il passato non è perfetto, nemmeno il presente lo è.

Ma vuol dire, soprattutt­o, che questa è una regione sempre pronta ai cambiament­i. Non c’è nulla che preventiva­mente non valga la pena di essere fatto. Probabilme­nte è questa la storia più potente che raccontano questi eventi. Anche nella loro varietà spesso eccessiva, nella loro schizofren­ia (in uno stesso borgo, in una sola serata, siamo capaci di saltare dalla sagra del polpo alla mostra sugli insediamen­ti rupestri). È l’arte del mettersi in gioco, del non fermarsi. È il tentativo di chi è ancora provvisori­o e sta cercando un’identità. Vi sembra una lettura negativa? L’opposto. La provvisori­età porta sempre il segno più della non resa.

È quando ancora non sai bene chi sei, che ti dai da fare per scoprirlo; è quando non hai ancora capito cosa ti veste meglio e qual è il tuo abito migliore, che le provi tutte.

E poi, pensate alla noia di quei territori dove hanno già chiaro tutto (programmi, sviluppo, strategie), sempre uguali a se stessi, dove tutto è stato stabilito, capito, risolto. Ecco: pensate la noia e la finitezza della cose risolte; e poi pensate all’imprevisto dei percorsi incompiuti. Alle deviazioni repentine che rompono i ritmi stabiliti. È quello che spinge lo sguardo oltre. Ecco perché qui è sempre domani.

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