Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Pd, resa dei conti Emiliano e Lacarra sotto «processo»
Nel pomeriggio si riunisce il gruppo dem in Regione Contestazioni sul ritardo nel programma e sulle liste. Il governatore: ora primarie
Scatta la resa dei conti nel Pd, con la riunione del gruppo dem in Regione. Nel mirino la condotta politica del governatore Emiliano e del segretario regionale Lacarra. Intanto, nel centrodestra, Filippo Melchiorre (Fratelli d’Italia) lancia l’idea dei cento saggi per il Comune di Bari.
Si è aperta una fase nuova per il partito Il prossimo segretario deve essere eletto con il voto dei gazebo
Non è questione di correnti. Oggi nella riunione del gruppo Pd, convocato dopo il Consiglio regionale della mattina, saranno messi sotto attacco sia il segretario Marco Lacarra (renziano) sia il governatore Michele Emiliano (anti-renziano). Il partito è in ebollizione, soprattutto i seguaci di Renzi, ma non solo loro. Quasi tutti i consiglieri regionali democrat hanno accolto con irritazione la decisione di convocare la riunione di maggioranza nella prima settimana di aprile. La distanza dal voto del 4 marzo serve stemperare il clima, ma rischia di aumentare la tensione. «Sembra - dice uno dei più accesi - che qualcuno voglia testardamente prendersi gioco di noi». Quel che non si potrà dire prima di aprile nella riunione di maggioranza lo si dirà oggi. Il concetto sarà più o meno il seguente: visti i risultati delle Politiche, occorre una spinta vigorosa all’attuazione del programma se non si vuole guardare alle Regionali del 2020 come ad uno spauracchio. Quattro i punti cruciali che saranno rassegnati a Emiliano: la spesa comunitaria che procede con lentezza; l’impiego a singhiozzi delle risorse del Piano di sviluppo rurale (c’è chi ipotizza il disimpegno automatico di centinaia di milioni, ma oggi replica sul punto l’assessore Di Gioia); la sanità in sofferenza; il ciclo dei rifiuti nel quale si stenta a trovare la definizione di un assetto ottimale. Saranno i renziani a procedere all’assalto, va detto però che l’umore nero sul programma è diffuso.
Le contestazioni al segretario regionale saranno di tipo elettorale. Si dirà che le liste (influenzate dall’intesa tra Emiliano e il gruppo LacarraDecaro) «sono state pessime». E che Lacarra «ha pensato solo a se stesso, mentre quando fu eletto segretario promise di non candidarsi a nulla per essere imparziale nella guida del partito». Il segretario per ora tace. Parlerà domani nella segreteria e (pubblicamente) nei prossimi giorni, nel corso di un incontro con i giornalisti. Per ora non sono previste le sue dimissioni dal vertice del partito, ma non è escluso che si possa arrivare alla sua sostituzione, magari con un altro renziano. In questo caso i candidati sono gli altri tre consiglieri regionali che si richiamano alle posizioni dell’ex premier: Fabiano Amati, Ruggiero Mennea, Donato Pentassuglia. Diversamente uno dei tre potrebbe essere inserito nella giunta regionale per coprire uno dei due posti vacanti (l’altro andrebbe a Leu, se accettasse).
Insomma oggi ci sarà l’attacco, ma è pronto anche lo schema di difesa. O, detto in altri termini, di pacificazione. Emiliano ha interesse a tenere compatti il Pd e la maggioranza, per due ragioni. La prima è che deve pensare a se stesso e alle Regionali del 2020. La seconda è che anche le condizioni del Pd nazionale necessitano di unità (tanto al centro quanto in periferia). Il governatore ha partecipato ieri alla Direzione del partito, la prima dopo le dimissioni di Renzi. Emiliano dice così: «È finita una fase che per semplicità è stata definita “renzismo” e ne è cominciata una nuova, difficile e complessa. È un nuovo inizio che il vice segretario Maurizio Martina ha definito costituente». Per questo avvio, pur essendo un esponente dell’opposizione interna Emiliano ha ritenuto di dare un voto di astensione alla relazione di Martina.
Tuttavia restano i punti di dissenso con la maggioranza del Pd. Anche ieri il governatore ha riaffermato la necessità di dare i voti necessari a far nascere un governo 5 Stelle. «l Pd - dice Emiliano - ha preso più voti della Lega e più voti di FI. Con il sistema elettorale in vigore, i programmi e i governi si fanno in Parlamento». Il governatore, a differenza della maggioranza, chiede che il nuovo segretario venga eletto con le primarie e non dall’Assemblea nazionale (controllata al 70% dalla componente renziana).