Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Fiocco di neve Il nuovo dolce che sa di Napoli

La piccola brioche con il ripieno di crema al latte è nata al rione Sanità, nella pasticceri­a cara a Totò Tante le imitazioni, l’originale si chiama Poppella

- Di Gabriele Bojano

Non è la panna, come sarebbe fin troppo facile immaginare al primo assaggio, ma una delicata e soffice crema di latte e ricotta di pecora il segreto del Fiocco di neve, l’ultimo arrivato nella famiglia numerosiss­ima dei dolci napoletani. A differenza de l l e t ante golosità «storiche » sedimentat­e nel tempo e nel gusto, la brioscina dal cuore tenero non ha natali illustri, alla corte di principi e imperator i , come ad esempio il babà, di cui poter mena re vanto. No, il fiocco di neve è nato in uno dei quartieri più popolari del centro storico di Napoli, il rione Sani tà, per iniziativa di un pasticcier­e, Ciro Scognamill­o, 43 anni, figlio e nipote di panificato­ri, attivi nel quartiere di Totò fin dal 1920, e che si fregia del soprannome di famiglia, Poppella, che è anche il nome della pasticceri­a di cui è titolare e che da due anni ha aperto un’altra sede in via Santa Brigida, a pochi passi dallo struscio di via Toledo e della Galleria Umberto.

« È cominciato tutto nel 2011 - esordisce Scognamill­o - quando mi venne l’idea di creare un dolce semplice, che facesse la gioia di grandi e bambini. Forte dell’esperienza di famiglia, pensai subito a preparare un impasto lievitato otto ore per fare le brioche e a un modo per renderle più allegre e appetitose. Così montai la crema di latte a cui aggiunsi panna e crema di ricotta di pecora. Ultimo tocco, una bella spolverata di zucchero a velo».

Dosi e preparazio­ne restano tutt’oggi un segreto mentre gli ingredient­i del Fiocco di neve sono ormai noti a tutti. Tant’è che non esiste in Campania laboratori­o artigianal­e di pasticceri­a che non sforni dolcetti simili, almeno per forma, a quelli di Poppella. Proprio come succede con sfogliatel­le, babà e zeppole, patrimonio mondiale di Napoli. «Li hanno battezzati in mille modi diversi, perché il nome non possono copiarlo, è brevettato - riprende il creatore della delicatess­en - all’inizio questa cosa di essere imitato mi faceva molto arrabbiare, mi dava fastidio che qualcuno potesse approfitta­re di un’ idea che era venuta a me, poi invece mi sono reso conto che per me era tutta pubblicità. Più mi copiano e più vengono da me a prendere il vero Fiocco di neve».

Ma riprendiam­o la storia del dolce «made in Naples» : «I primi tre anni non andavano bene - continua Ciro - e per far conoscere i miei Fiocchi di neve partecipav­o a varie manifestaz­ioni pubbliche in cui li regalavo». Il 15 giugno del 2015 furono cinquemila le ghiotte palline donate ai bimbi disabili al termine di un evento alla Mostra d’Oltremare. «Dopo quell’esperienza - racconta Scognamill­o - passai dagli abituali venti pezzi venduti la domenica a circa cento». Il passaparol­a, ma soprattutt­o il passaFiocc­o, cominciava a funzionare. A settembre l’exploit: « Poppella » diventa vero e proprio fenomeno commercial­e e la pasticceri­a si riempie di clienti. Tutti vogliono quel dolcetto, che costa un euro a pezzo, di cui hanno sentito parlare da un amico, un parente, un semplice conoscente...

La domenica diventa così da record: i pezzi venduti sfiorano quota sedicimila. Non si fa in tempo a prepararli che terminano. Lavorazion­e artigianal­e, produzione industrial­e. Lunghe le file di clienti in attesa, un grande successo che non si è mai registrato neanche per altri dolci di più recente creazione come la ricotta e pere e la delizia al limone «inventati» dal maestro pasticcier­e della Costiera amalfitana Sal De Riso. Oggi, nei due locali di Poppella, la media nel giorno festivo si è attestata sui diecimila Fiocchi. Che ormai stanno varcando i confini campani: a Milano, ad esempio, già li conoscono e degustano. L’affermazio­ne del giovane pasticcier­e non lascia però indifferen­te la criminalit­à organizzat­a che nel febbraio 2017 prova a intimidirl­o sparando di notte alle vetrine del suo negozio. Ma la reazione dell’artigiano è ferma: «Io da qui non mi muovo, siamo noi i più forti, non loro». E quasi in contempora­nea inaugura il secondo locale e sperimenta nuovi gusti di crema per il ripieno: fragola, cioccolato e pistacchio. E qualche variazione sul tema. «Mi rendo conto di aver rivoluzion­ato i gusti dei napoletani - si inorgoglis­ce Ciro che non a caso si è fatto tatuare sul braccio la sua « creatura » - oggi facciamo le feste per i 18 anni con le piramidi di Fiocchi e prepariamo i numeri con la pasta brioche farcita. Sono r ius c i to in un’ impre s a che di solito si porta a compimento a 60 anni e mi ritrovo spesso a farlo notare ai miei tre figli, affinché ne siano fieri e non disperd a n o m a i questo patrimonio».

Non a caso Ciro Scognamill­o ha inaugurato di recente un laboratori­o per avviare i giovani all’arte pasticcier­a a pochi passi dal negozio di via Arena Sanità dove, si dice, i suoi avi avrebbero avuto come cliente persino il grande Totò. «Anch’io ho tra i miei affezionat­i alcuni vip del calcio e dello spettacolo - conclude - e la cosa più bella sa qual è? Che vengono tutti da soli, con i piedi loro, a volte quasi in anonimato. Io non ho bisogno, come fanno altri, di pagare le agenzie che ti portano la gente che conta».

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Ciro Scognamill­o con fiocco di neve. Nati a Napoli babà (1), sfogliata santarosa (2), zeppola (3), ricotta e pere (4), delizia al limone (5) e fiocco di neve (6)
Tradizioni che si rinnovano Ciro Scognamill­o con fiocco di neve. Nati a Napoli babà (1), sfogliata santarosa (2), zeppola (3), ricotta e pere (4), delizia al limone (5) e fiocco di neve (6)
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