Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il Pallone di Gravina fa gol in tutto il mondo

Sempre più internazio­nale il successo del caciocaval­lo prodotto sulla Murgia E c’è anche Rosamaria, la cheese storytelle­r, che va in giro a narrarne le virtù

- di Mauro Denigris

Un sapore unico, frutto di una tradizione antichissi­ma nella preparazio­ne e di ingredient­i genuini provenient­i da un territorio ancora sano. Sono gli elementi che stanno decretando il successo internazio­nale del Pallone di Gravina, uno tra i più tipici formaggi prodotti sulle colline della Murgia fra la Puglia e la Basilicata. Ottenuta la certificaz­ione di prodotto tradiziona­le regionale nel 2010 e diventato presidio Slow Food nel 2012, questo particolar­e caciocaval­lo sta riscuotend­o sempre maggiori consensi in tutto il mondo. L’exploit decretato da varie edizioni del Salone del Gusto e di altre fiere agroalimen­tari, sta arrivando anche grazie al lavoro di alcuni produttori che curano con originalit­à l’attività di promozione. Rosamaria Derosa per esempio, componente della famiglia di casari che produce il Pallone dal 1960 e che nel 2015 ha ottenuto il premio nazionale “Custode del Gusto”, si è trasformat­a addirittur­a in una “cheese storytelle­r”: una cantastori­e moderna che va in giro a raccontare l’universo che c’è dietro il gesto, apparentem­ente semplice, di portare alla bocca e apprezzare questo formaggio. E così Rosamaria, una laurea in Economia e Commercio alle spalle, narra vicende di uomini, di animali, di un prodotto che affonda le sue origini addirittur­a nel VII secolo avanti Cristo e che dunque, scrive sul suo blog «è in grado di coinvolger­e non solo i 500 mila ricettori che abbiamo sulla lingua ma tutti i sensi e, nello stesso tempo, dare quelle emozioni che sono frutto anche del coinvolgim­ento che chi racconta sa trasmetter­e». Ciò che più affascina oggi anche i palati più raffinati è la particolar­ità di questo formaggio semiduro a pasta cruda filata, prodotto con il latte crudo delle mucche della zona (in origine soprattutt­o vacche podoliche) abituate a brucare l’erba del bosco di Difesa Grande, a 5 chilometri da Gravina: vi si ritrovano perciò i sapori della Murgia ma anche gli odori di una stagionatu­ra che avveniva nelle grotte di calcarenit­e – una roccia sedimentar­ia di colore giallognol­o - scavate nelle gravine dall’acqua milioni di anni fa.

E’ in questo ambiente unico, oggi sostituito in parte da cantine, che grazie alle muffe nobili che si formano e attaccano la scorza, il formaggio assume il suo sapore deciso, leggerment­e piccante. La stagionatu­ra, o il “riposo”, dura almeno tre mesi, anche se il disciplina­re stabilisce che prima dei quattro mesi non possa ricevere il bollino di Presidio SlowFo od. Alcuni caseifici arrivano però fino a 12 o addirittur­a 22 mesi. La produzione va da gennaio a marzo ed è concentrat­a, oltre che a Gravina e a Santeramo in Colle, nella vicina provincia lucana di Matera. Un processo di maturazion­e così particolar­e che ha ispirato addirittur­a alcuni studi da parte del Cnr, che in collaboraz­ione con il Caseificio Derosa (l’unico che continua a far stagionare il Pallone in questi ambienti) vuole approfondi­re il meccanismo con cui colonie di funghi pluricellu­lari che si formano solo grazie alla calcarenit­e di Gravina, attaccano il formaggio regalandog­li il suo speciale sapore. La tecnica di produzione è simile a quella del caciocaval­lo: il latte viene raggrumato con l’aggiunta di caglio, spesso di vitello. Una volta raccolta la cagliata la si fa stazionare finché la pasta non raggiunge l’acidità voluta, la si taglia a fettine e la si fila con acqua calda. In questa fase le si dona la caratteris­tica forma sferica. La scorza del Pallone è dura, liscia, robusta, di colore paglierino che tende al castano o al grigio-bruno. La pasta è filata, cruda, liscia, di colore paglierino che tende al dorato con la stagionatu­ra, con eventuale leggera occhiatura. Il peso varia da 1,5 a 10 chili e la forma è quella tipica di una sfera dalla quale, appunta, deriva il nome. Il Pallone viene consumato a tavola come antipasto, con confetture di fichi o come companatic­o: molto popolare in Puglia e Basilicata è il panino con provolone e mortadella. Qualcuno lo mangia anche come formaggio fresco, consumando­lo dopo appena una ventina di giorni dalla produzione. Può essere sciolto per guarnire o elargire maggiore sapore alle pietanze.

 Rosamaria Derosa Il Pallone di Gravina è in grado di dare quelle emozioni che sono frutto anche del coinvolgim­ento che chi racconta sa trasmetter­e

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Si mangia ma non si calcia
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Due immagini del pallone di Gravina, la specialità casearia del comune al confine tra Puglia e Lucania A sinistra Rosamaria Derosa

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