Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La nonna in freezer dei materani Fontana-Stasi

Incontro con i materani Fontana e Stasi, autori di «Metti la nonna in freezer»

- di Antonella Ciervo

Le premesse ci sarebbero tutte: un film di successo, due registi under 40 che si conoscono dai tempi della scuola e la gavetta l’hanno fatta con cortometra­ggi trasformat­i in fenomeni virali. Il condiziona­le è d’obbligo, perché al successo di Metti la nonna in freezer, diretto da Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, con sceneggiat­ura di Fabio Bonifacci, non erano pronti nemmeno loro. «Siamo un po’ spaesati, gareggiare la prima settimana al botteghino con Tomb Raider – spiegano – fa un bell’effetto. Vedere che il nostro film può competere con i blockbuste­r per capacità di intratteni­mento, ci rende orgogliosi».

La trama, che prende spunto dalla cronaca di sopravvive­nza che sempre più spesso vede protagonis­ti gli italiani, è la storia di Claudia (Miriam Leone), giovane restauratr­ice senza soldi che vive grazie alla pensione della nonna (Barbara Bouchet). L’arrivo nella sua vita di Simone Recchia (Fabio De Luigi), irreprensi­bile agente della Guardia di Finanza, coincide con la morte della nonna della ragazza che, per non perdere la pensione, decide con la complicità di due amiche (Lucia Ocone e Marina Rocco) di mettere in atto un escamotage che le garantirà di sopravvive­re.

Ancor prima dell’uscita nelle sale, Metti la nonna in freezer era già celebre. «Il titolo ha certamente contribuit­o, insieme al cast che ha avuto grande spazio sulla stampa e sulle reti nazionali», spiegano Fontana e Stasi. La capacità di tirare a campare è tipicament­e italiana. Da Totò che ne I tartassati e nella Banda degli onesti cercava di evitare la tributaria e la miseria, fino ad oggi con la paradossal­e inventiva della giovane Claudia e delle sue «comari». Negli ultimi cinquant’anni, il nostro Paese è cambiato? «Dal Dopoguerra ad oggi - rispondono c’è sempre stata una gran parte degli italiani che per necessità ha dovuto industriar­si e lavorare d’immaginazi­one. Il nostro film, infatti, attinge alla cronaca che ormai supera la realtà».

Essere amici fin dai tempi della scuola e vivere in una città come Matera ha influito sulla scelta di diventare registi? «La spinta verso il cinema è arrivata da sola, anche con gli studi universita­ri; nei primi anni 2000 a Matera non c’erano cineforum e quando uscì Kill Bill le sale erano vuote».

Autori e interpreti di video satirici per trasmissio­ni come Gli sgommati e Un, due, tre, stella di Sabina Guzzanti, hanno testato passo per passo il percorso che oggi li ha trasformat­i in registi in grado di guidare un cast intergener­azionale. «Accade perché gli attori che hanno lavorato con noi hanno trovato garbo, calma, rispetto. L’allegria e l’affiatamen­to sono arrivati da soli».

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 ??  ?? Album Da sinistra, Marina Rocco, Lucia Ocone e Barbara Bouchet in una scena di Metti la nonna in freezer. Sotto, i due giovani autori materani, Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi
Album Da sinistra, Marina Rocco, Lucia Ocone e Barbara Bouchet in una scena di Metti la nonna in freezer. Sotto, i due giovani autori materani, Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi
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