Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La nonna in freezer dei materani Fontana-Stasi
Incontro con i materani Fontana e Stasi, autori di «Metti la nonna in freezer»
Le premesse ci sarebbero tutte: un film di successo, due registi under 40 che si conoscono dai tempi della scuola e la gavetta l’hanno fatta con cortometraggi trasformati in fenomeni virali. Il condizionale è d’obbligo, perché al successo di Metti la nonna in freezer, diretto da Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, con sceneggiatura di Fabio Bonifacci, non erano pronti nemmeno loro. «Siamo un po’ spaesati, gareggiare la prima settimana al botteghino con Tomb Raider – spiegano – fa un bell’effetto. Vedere che il nostro film può competere con i blockbuster per capacità di intrattenimento, ci rende orgogliosi».
La trama, che prende spunto dalla cronaca di sopravvivenza che sempre più spesso vede protagonisti gli italiani, è la storia di Claudia (Miriam Leone), giovane restauratrice senza soldi che vive grazie alla pensione della nonna (Barbara Bouchet). L’arrivo nella sua vita di Simone Recchia (Fabio De Luigi), irreprensibile agente della Guardia di Finanza, coincide con la morte della nonna della ragazza che, per non perdere la pensione, decide con la complicità di due amiche (Lucia Ocone e Marina Rocco) di mettere in atto un escamotage che le garantirà di sopravvivere.
Ancor prima dell’uscita nelle sale, Metti la nonna in freezer era già celebre. «Il titolo ha certamente contribuito, insieme al cast che ha avuto grande spazio sulla stampa e sulle reti nazionali», spiegano Fontana e Stasi. La capacità di tirare a campare è tipicamente italiana. Da Totò che ne I tartassati e nella Banda degli onesti cercava di evitare la tributaria e la miseria, fino ad oggi con la paradossale inventiva della giovane Claudia e delle sue «comari». Negli ultimi cinquant’anni, il nostro Paese è cambiato? «Dal Dopoguerra ad oggi - rispondono c’è sempre stata una gran parte degli italiani che per necessità ha dovuto industriarsi e lavorare d’immaginazione. Il nostro film, infatti, attinge alla cronaca che ormai supera la realtà».
Essere amici fin dai tempi della scuola e vivere in una città come Matera ha influito sulla scelta di diventare registi? «La spinta verso il cinema è arrivata da sola, anche con gli studi universitari; nei primi anni 2000 a Matera non c’erano cineforum e quando uscì Kill Bill le sale erano vuote».
Autori e interpreti di video satirici per trasmissioni come Gli sgommati e Un, due, tre, stella di Sabina Guzzanti, hanno testato passo per passo il percorso che oggi li ha trasformati in registi in grado di guidare un cast intergenerazionale. «Accade perché gli attori che hanno lavorato con noi hanno trovato garbo, calma, rispetto. L’allegria e l’affiatamento sono arrivati da soli».