Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
ISTRUZIONI PER L’USO DEI SOLDI PUBBLICI
Ritardi di Aqp, sprechi delle Asl
Per misurare la qualità delle amministrazioni controllate dalla Regione Puglia, basta osservare quanto accade nel nostro Acquedotto, il più esteso d’Europa, o nel dolorante settore della sanità. Ecco due esempi di cattivo utilizzo del danaro pubblico – tasse e tariffe, per intenderci – che non si ferma all’incapacità di impiegare al meglio le risorse già disponibili, ma va molto oltre, e aggrava almeno due problemi, di portata strutturale. Da un lato, le grandi decisioni non seguono nel concreto i loro stessi effetti, cioè il grado di efficacia delle scelte di governo nel conseguimento degli scopi dichiarati; da noi la politica finisce nella “metafisica” del potere, mentre le esigenze vitali di ogni giorno vanno incontro al caso. Dall’altro, i bisogni primari come acqua e salute, pur godendo di cospicui finanziamenti, si arenano nelle sabbie di investimenti tardivi – è il caso di Aqp – oppure si dissolvono nell’acquisto di sussidi terapeutici, dimenticati però in umidi sottoscala – è il caso delle Asl.
Non si tratta di contraddizioni solo amministrative o di negligenze di un distratto ragioniere; il problema è molto più serio, e tocca la totale lontananza fra decisione politica e successiva esecuzione, fino allo smarrimento dei compiti istituzionali o dello “sguardo” tipico di un responsabile di governo all’altezza dell’impegno assunto. Se un malato giace in un letto sgangherato, mentre nell’ombra ne esiste uno nuovo, non c’è spesa che basti per i tanti bisogni. E se l’Aqp, gonfio di soldi e di dirigenti più che di acqua, non investe e magari taglia l’erogazione, distribuisce premi immeritati ai “capi” o aumenta le tariffe, non c’è solo l’incapacità di dirigere un servizio pubblico di welfare; c’è anche una giunta regionale che distribuisce cariche pletoriche negli enti di sua competenza, per ottenere in cambio consenso. Siamo ormai al punto di non ritorno, che ai politici oggi in carica può costare una pesante sconfitta elettorale; invece ai giovani in cerca di lavoro, alla domanda di acqua dell’agricoltura e delle famiglie, alla sofferenza nei corridoi delle cliniche, alle forze produttive della Puglia, insomma, tutto questo costa la perdita di un appuntamento con lo sviluppo. Forse qualcosa si può ancora salvare, ma le Asl devono utilizzare tutto il loro materiale nuovo o ancora utile, e l’acqua in Puglia deve restare pubblica: questi due principi rimangano fissi. Resta poco tempo e serve intelligenza.