Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
LA BELLA STAGIONE DELLA CULTURA
Non è tutto oro quel che luccica
Ètutto un rincorrersi di programmi e conferenze stampa. Nel settore della cultura, l’arrivo della primavera vuol dire un «cambio di stagione» sempre foriero di nuovi progetti. Per non smentire la tradizione, negli ultimi giorni sono stati presentati il Bari Piano Festival, che si svolgerà tra fine agosto e settembre in location ardite del capoluogo, il Medimex sempre più festival e sempre meno fiera (quest’anno tra l’altro «esule» a Taranto), e poi il concertone dell’Uno Maggio che, più che un festival musicale, sembra un perfetto esempio di evento politico 3.0 nato dalla mobilitazione dei cittadini e dalla rete di adesioni maturate in giro per l’Italia, in rete e no, da parte degli artisti ma anche della gente della Val di Susa, per dire. Ieri il Bif&st si è illustrato a Roma, mentre a Lecce è partito il cartellone di Opera in Puglia, il secondo polo regionale della lirica, mentre il Festival del Cinema Europeo consuma le sue ricche giornate (domani la conclusione). Insomma la Puglia, soprattutto quella istituzionale, si attrezza per la bella stagione e ha una gran voglia di pavoneggiarsi con le sue vetrine mondano-culturali. Tutto bene allora? Così sembra a un’osservazione superficiale, ma guardando le cose più da vicino non mancano i motivi di preoccupazione. Ad esempio, se il Comune di Bari spende sempre molto poco, e con un certo ingiustificato pudore, in cultura, la Regione ha messo in campo sul famoso piano triennale - e non solo - una bella quantità di denaro. Peccato che i meccanismi burocratici e di valutazione del bando e soprattutto i tempi di erogazione dei contributi siano tali da mettere in ginocchio non pochi operatori. Nel settore il malcontento è forte, come testimoniava l’altro giorno l’intervista al direttore artistico di una manifestazione come Time Zones, che ha alle spalle oltre trent’anni di una storia importante; Trevisi si lamentava proprio su questo giornale del modo in cui viene utilizzato il denaro pubblico, «canalizzato» attraverso poche centrali di spesa e distribuito senza grande riguardo per storie e progettualità originali. Mentre certi strumenti di intervento pubblico creati negli anni di Vendola sono stati snaturati, al punto da trasformare Puglia Sounds e il Medimex, da agenzia di sostegno all’industria musicale e fiera-mercato del settore, nel polo organizzativo del più grande (per budget) festival musicale pugliese, finendo per fare concorrenza sleale agli stessi operatori.