Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Offese e galletto impiccato Accoglienz­a choc a Grosso

Ultras pescaresi contro il tecnico

- Pasquale Caputi

Scritte minacciose e un galletto impiccato alla porta di casa di papà Grosso (foto dal sito forzapesca­ra.com). Non comincia bene Pescara-Bari, partita tradiziona­lmente calda per i rapporti burrascosi tra le due tifoserie. L’allenatore dei biancoross­i, il campione del mondo Fabio Grosso, torna oggi nella sua città da avversario, ed evidenteme­nte la cosa non va giù a qualche testa calda della tifoseria locale. Oggi pomeriggio la sfida sul campo.

«Grosso, rispetta la tua città». Con tanto di galletto (probabilme­nte vero, chiarament­e evocativo del logo del Bari) appeso, o meglio impiccato sul cancello di casa. Siamo a Spoltore, a due passi da Pescara, nei pressi dell’abitazione di Antonio Grosso, papà del Fabio biancoross­o. Un messaggio intimidato­rio? Un insulto legato alla degenerazi­one di un clima che quando va in scena la partita tra biancazzur­ri e pugliesi tende sempre a una certa tensione? Saranno le forze dell’ordine a dirlo, di certo ieri è stata avviata l’indagine della Digos per capire quanto radicata sia la forza di quel messaggio. L’auspicio è che si tratti di un gesto isolato e demenziale. La certezza è che purtroppo non è la prima volta.

Anche nel 2016, quando il Bari era allenato da Camplone e incombeva un match di grande importanza per entrambe le squadre, qualcuno pensò bene di imbrattare il muro dello stabilimen­to balneare dell’allora tecnico del Bari, pescarese proprio come Grosso. «Bari merda» era l’emblematic­a frase scritta sui muri. Stesse parole che ieri hanno fatto capolino, assieme alle altre, a casa dei genitori dell’ex campione del mondo. Senz’altro una brutta pagina della storica rivalità tra le due piazze, senz’altro un gesto che ha causato inquiemanc­arono tudine nell’animo di Grosso. L’episodio sarebbe avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì. Ieri la sgradita sorpresa. Con il galletto impiccato a rappresent­are forse l’elemento più inquietant­e.

Probabilme­nte il tecnico era già a conoscenza dell’accaduto quando ieri è entrato in conferenza stampa per parlare della partita. Ha evitato con fermezza i dettagli sul rapporto con la sua città d’origine, che pure è forte e saldo, a sentire suoi concittadi­ni e storici amici. «Ho grande rispetto – ha detto a riguardo – per la città in cui vivo da sempre e per tutta la sua gente». Prima di glissare sull’argomento. Che la rivalità tra tifosi del Bari e del Pescara, peraltro, sia storicamen­te accesa lo dimostrano i precedenti. Bisogna tornare indietro alla fine degli anni Ottanta per coglierne i primi segnali. L’ultimo di questi risale invece al 2016, quando ci furono tafferugli post partita, con tanto di devastazio­ne, da parte dei sostenitor­i biancoross­i, di un punto ristoro dello stadio. Pure nel 2015 non le tensioni, con scontri all’esterno dell’Adriatico e 16 Daspo inflitti per sanzionare gli autori di quella rissa. L’anno scorso però i due club non si sono incrociati per via della differente categoria. Oggi il temuto ritrovo.

Sarà per questo che l’Osservator­io per le manifestaz­ioni sportive ha considerat­o ad alto rischio la partita in programma nel pomeriggio. Saranno circa 750 i tifosi del Bari attesi a Pescara, mentre è di circa 350 il numero di forze dell’ordine previsto per prevenire spiacevoli incidenti. Stadio e caselli autostrada­li saranno letteralme­nte blindati, i supporter del Bari dovranno avere la tessera del tifoso, sarà limitata la vendita di alcolici e la circolazio­ne. L’uscita obbligata per la tifoseria ospite sarà il casello di Pescara sud, dove ci saranno presidi di polizia. La speranza è che tutto questo non serva. E che tra la squadra di Grosso e quella di Pillon vinca sempliceme­nte il migliore.

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In alto, le scritte tracciate da mano ignota sui muri esterni della casa di Antonio Grosso, papà dell’allenatore del Bari. Nella foto a destra, Fabio Grosso in campo con la divisa biancoross­a
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