Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Mobili e design, una passione di famiglia
Il mobilificio Strippoli è stato aperto 70 anni fa dal capostipite Ettore nel centro di Corato Oggi sono i suoi nipoti a portare avanti l’attività con uno sguardo rivolto al futuro e al mondo
Chissà quanto ci credeva nonno Ettore. Chissà a quale destino puntava il signor Strippoli, circa 70 anni fa, quando avviò la sua attività di mobiliere. Erano gli anni del boom economico, la guerra era alle spalle, la fiducia cresceva. E lui decise di aprire un negozio nel centro di Corato che avesse il senso di un punto vendita al dettaglio. Mobili veloci, economici, eppure di apprezzato design, nella convinzione, sin da allora, che la gente andasse stupita. Anche con le piccole cose.
Il testimone, col passare del tempo, sarebbe passato al figlio Pasquale, e da quest’ultimo, arrivando ai tempi d’oggi, a Rossella, Ettore e Valentina. Tre generazioni che hanno sfidato il presente e guardato al futuro, sebbene la via scelta sia stata diversa. E la filosofia sia cambiata negli anni.
Sono soprattutto Rossella ed Ettore al timone di Strippoli Mobili, che si è evoluta nella direzione di una ben precisa identità, modificando la quantità e l’organizzazione degli spazi, scegliendo partner di livello medio-alto, orientandosi verso uno stile decisamente più moderno. Qualificandosi soprattutto come negozio di progettazione, non semplicemente vendita. «Il settore — afferma Rossella, 42 anni — è cambiato tanto negli ultimi 10 anni. Prima si era più generalisti. Noi abbiamo assunto una precisa identità, che implica professionalità anche maggiore. Si pensi che ora il nostro pubblico è molto spesso accompagnato da un architetto, a cui peraltro offriamo la progettazione di interni». È il culmine, questo, di un percorso che anche logisticamente ha vissuto varie fasi. Nonno Ettore, infatti, ben presto trasformò il negozio in un capannone di 5 mila metri quadri molto innovativo per l’epoca. Lo situò sulla ex 98, lo fece diventare un punto di riferimento, tra le pochissime strutture di quel tipo in Puglia. Nel 2012, invece, ben 40 anni dopo, arrivò il trasferimento in via Castel del Monte. «La crisi — prosegue Rossella — fece sì che le grandi superfici avessero meno senso. Cambiò il modo di approcciarsi all’arredamento. Con internet la gente ha iniziato a documentarsi. Per di più c’è stato l’avvento della grande distribuzione».
Coerente con la necessità di rispondere alle nuove sfide del mercato è la recente apertura di una nuova sede, stavolta ad Andria, con lo stesso principio: puntare sulla ricosono noscibilità, in questo caso su Veneta Cucine. Gli altri store sono a Corato in via Ruvo, con il brand Veneta Cucine e le camerette Zalf e Battistella, e in via Castel del Monte, con il focus su altre aziende e sulla progettazione.
Certo, l’evoluzione necessaria e strategica non fa dimenticare né le radici né gli insegnamenti di papà e nonno. «Essere presenti da più generazioni — è il commento di Rossella — è un punto di forza. Molte aziende, con il cambio generazionale, non hanno mantenuto i negozi e chi sopravvive, peraltro, non produce niente di nuovo. Noi ce l’abbiamo fatta, mettendoci davvero tanto di nostro». Il riferimento è alla professionalità, alla cura certosina del servizio post vendita. Certo, anche alla possibilità di adattarsi alle esigenze del cliente. Perché va bene l’identità, ma l’obiettivo primario è sempre la proposta di una casa su misura.
Parliamo soprattutto del cosiddetto “secondo impianto”. I clienti più fedeli, infatti, quelli che decidono di rifarsi la casa. La provenienza? Tutto l’hinterland, da Molfetta ad Andria, da Bisceglie a Bari, fino a Barletta. Con lo sguardo ben più che rivolto all’internazionalizzazione. Accadeva ai tempi di papà, figurarsi se non accade ora. «Ricordo come se fosse ieri — conclude Rossella — quando fummo protagonisti di una fornitura in Montenegro. Le premesse furono casuali: in negozio capitò un commerciante di pellame, l’architetto che lo seguiva ci conosceva e nacque una bella collaborazione». Non sarebbe stata l’unica perché altre forniture ci sarebbero state, per esempio, anche per Miami e per il Kuwait. La traccia quindi fu dettata. La storia sarebbe proseguita. Strade nuove, a partire da una tradizione consolidata e rispettata. Un po’ come scrisse Bernardo di Chartres: sulle spalle dei giganti, ma per vedere più in là. Molto più in là.