Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il criminale che si pentì per non uccidere l’amico
Determinanti nell’inchiesta sono state le dichiarazioni di Nicola De Santis che decise di pentirsi quando Filippo Capriati gli ordinò di uccidere un suo amico di infanzia. Dall’indagine emergono ancora le estorsioni del clan ai venditori ambulanti della festa di San Nicola e ai commercianti del mercato di Santa Scolastica ai quali imponevano l’acquisto delle merci.
Quando il clan gli chiese di ammazzare il suo amico d’infanzia, Nicola De Santis, ex autista dell’Amtab, decise di diventare un collaboratore di giustizia. Perché non avrebbe mai trovato il coraggio di commettere quell’omicidio. Le sue dichiarazioni, ora agli atti dell’indagine, sono state determinanti per annientare la rinascita del clan Capriati. Nel provvedimento cautelare De Santis viene definita figura «contigua all’articolazione del clan Capriati che ha potuto utilizzare lo status di persona incensurata per trasportare armi e droga nell’interesse della compagine criminale della quale ha avuto modo di conoscere direttamente i soggetti affiliati , le gerarchie e gli intenti criminali del sodalizio». Secondo il gip il pentito ha custodito «inviolati i segreti del gruppo malavitoso» fino al 20 marzo 2017 quando ha deciso di collaborare con la giustizia per «non tradire un amico». Agli inquirenti ha mostrato il luogo dove era nascosta la pistola che avrebbe dovuto usare per eliminare il compagno di infanzia. E ha indicato ancora altri luoghi dove erano state nascoste armi e droga.
Le indagini della squadra mobile hanno portato alla luce anche un collaudato sistema di estorsioni del clan nei confronti dei venditori ambulanti della festa di San Nicola ai quali imponevano l’acquisto di merci, come buste di plastica, vassoi in alluminio e ghiaccio. Così come accadeva ai commercianti del mercato di Santa Scolastica. Le entrate economiche più significative del gruppo erano rappresentate anche dal traffico di armi e droga. Come una piovra la cosca aveva esteso i tentacoli nel Nord Barese e anche in Basilicata. A Giovinazzo è stato trovato un arsenale di armi da guerra e munizioni.
Tra gli altri retroscena che emergono dagli atti dell’inchiesta c’è quello di un omicidio evitato grazie a 10mila euro e un televisore. L’episodio riguarda il pestaggio di un affiliato al clan Capriati, da parte dei Parisi il gruppo di Japigia, che voleva vendicarsi per una rapina fatta nella loro «zona di competenza». I Capriati inizialmente volevano rispondere all’aggressione con un agguato armato. L’imboscata fu fermata da Filippo Capriati (che gli affiliati definiscono il «re perché detiene la poltrona di famiglia») il quale dopo un incontro col fratello del boss Savinuccio Parisi, chiuse la faccenda con l’accordo: un televisore e denaro contante.
Il racket
Il clan imponeva il pizzo anche agli ambulanti della festa di San Nicola