Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Tifosi da guidare e non da domare Così viene meno il gusto di un rito
Lo stadio di Foggia probabilmente sarà proibito domani per i tifosi del Bari. Le prefetture si stanno orientando per il no, anche se non sono esclusi già oggi ravvedimenti. Una decisione per certi versi a sorpresa perché, nel derby di andata, filò tutto liscio: nessun incidente, biglietti assicurati agli ospiti.
La prevenzione è senza dubbio una mossa importante, specie in tempi difficili come sono quelli attuali, vessati da turbative varie. Però segna un limite enorme nell’opera educativa che le forze dell’ordine devono svolgere per far maturare il senso civico e la capacità di ognuno di convivere pur nella differenza di opinioni.
Nella fattispecie, lo sport e il calcio dovrebbero essere in grado di lanciare un messaggio di distensione a una società che sta perdendo il senso del ludico. Il calcio è un gioco, seppur condito di passione e di rivalità campanilistiche. E il gioco deve essere riscoperto nella sua vera essenza, educando e migliorando la natura estrema del tifoso.
Sono stati scritti libri sulla violenza negli stadi, ma forse nessun sociologo ha sottolineato in misura sufficiente come bisogna vivere il gioco. La partita è uno spettacolo, addirittura, secondo Pier Paolo Pasolini, «è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione...».
Scomodare Pasolini per uno dei derby di Puglia? Non è un paradosso. Il calcio, quando è gioco bello, va goduto come un rito. Altro che annunci di contrasti e di guerra. Non sono i giornalisti che devono condizionare le decisioni delle prefetture, ma sarebbe il caso una volta tanto di pensare che poi i tifosi non sono bestie da domare. Vanno controllati certo. Ma vanno guidati nel mettere da parte i bollenti spiriti. I tifosi baresi forse meritano fiducia. Come i sostenitori del Foggia, loro sognano soltanto di riavere una grande squadra. Per vedere finalmente in futuro un derby sul palcoscenico del massimo campionato.