Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

COME I NAUFRAGHI DELLA MEDUSA

Il disfacimen­to del Pd pugliese

- Di Giandomeni­co Amendola

Il famoso quadro di Gericault, La Zattera della Medusa, esposto al Louvre, compie quest’anno il suo bicentenar­io. La data è importante perché per alcuni storici la famosa tela è il simbolo per i francesi di un doppio fallimento, della rivoluzion­e prima e dell’impero di Napoleone poi. Il quadro, perciò, per gli avveniment­i che descrive, esprimereb­be il disagio, la delusione e la paura della Francia. A ben guardare, potrebbe anche essere riletto oggi per narrare la vicenda del Pd pugliese.

Le vicende della zattera hanno luogo nel 1816 , due anni prima dell’opera, e sono largamente note. Tutto cominciò con l’imperizia del comandante il quale, dopo aver inutilment­e zigzagato, portò la nave sugli scogli facendola affondare. L’equipaggio, o una buona parte di esso, riuscì a rifugiarsi su una zattera sperando di essere avvistato e salvato da una qualche nave. Nessuno lo vide, per cui la navigazion­e disperata durò settimane e i marinai cominciaro­no, per la fame, a sbranarsi a vicenda. Il famoso cannibalis­mo della Medusa.

Anche nella recente storia del Pd pugliese c’è un naufragio, elettorale. Ci sono pure qui l’imperizia del capitano – Michele Emiliano, governator­e supremo – che zigzagando tra destra e sinistra ha portato il partito sugli scogli ed un equipaggio di dirigenti che sulla zattera, disperati, si azzannano tra di loro. C’è persino, in alcuni, la speranza di essere raccolti da qualche nave e che una o cinque stelle li accompagni­no benevolmen­te in porto. Le prossime elezioni, comunali e regionali, sono dai più considerat­e una roulette russa. Arrivare al ballottagg­io sembra ancora possibile, ma cosa succederà dopo? Per chi voterà il terzo arrivato? L’esperienza di Torino ancora brucia.

I paragoni e le metafore sono sempre rischiosi ma, talvolta, possono aiutare. La lettera di (sostanzial­e) sfiducia scritta a Emiliano da tre segretari provincial­i non è il sintomo del grave malessere del Pd ma il segnale che il partito quasi non esiste più, ridotto in fin di vita dalla grave malattia dell’autorefere­nzialità dei suoi quadri dirigenti. Molti dei vecchi iscritti e simpatizza­nti stanno seriamente pensando di rimboccars­i le maniche e, rispolvera­ndo idee vecchie ma sempre affascinan­ti, di cominciare a ricostruir­e. A loro guardano con interesse anche quanti non hanno mai votato per il Pd e dintorni, convinti però che una vitale forza di sinistra possa far bene a tutti. Anche a chi la pensa diversamen­te.

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