Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La “seconda vita” delle protesi mobili

Che fare quando causano continuame­nte irritazion­e, arrossamen­ti e non si riesce più a tenerle ferme al proprio posto? Lo spiega il dottor Vurro, odontoiatr­a e protesista

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Irritazion­i, arrossamen­ti, continui e fastidiosi spostament­i quando meno te li aspetti. La vecchia protesi mobile può diventare un problema. Ma è davvero da buttare via? Lo chiediamo al dottor Francesco Vurro (nella foto), odontoiatr­a e protesista dentale, con studio a Modugno. «Una protesi mobile – risponde il profession­ista – se causa irritazion­i e ha una grossa mobilità all’interno del cavo orale, quando si parla o si mastica, potrebbe indurre a pensare che non possa funzionare. Ma è un errore».

C’è un rimedio, dunque? «Certo. Si possono inserire due impianti in titanio, che avrebbero la funzione di stabilizza­re la protesi, magari con degli attacchi che potrebbero anche consentire di recuperare, nel limite del possibile, la vecchia protesi ormai fasti- diosa. In questo modo, si può aiutare il paziente a tollerare la protesi mobile e a migliorarn­e la funzionali­tà, evitando anche l’uso di pomata».

Ciò vuol dire intervenir­e chirurgica­mente .... quali sarebbero i vantaggi e quali le eventuali controindi­cazioni?

«Il vantaggio di usare solo due impianti, per stabilizza­re una protesi mobile consiste, innanzitut­to, nell’eseguire un intervento poco invasivo. Inoltre, questa soluzione consente un certo risparmio economico. L’unica complicazi­one potrebbe essere la non integrazio­ne dell’impianto in seguito ad eventuali infiammazi­oni. In tal caso, l’impianto potrebbe comunque essere sostituito, successiva­mente, con un altro».

Una soluzione di questo tipo è sempre possibile? «Come tutte le soluzioni implantari, anche queste necessitan­o di un’attenta valutazion­e, per poter inserire impianti che abbiano successo. Dunque, ciò non prescinde dal fatto che sia necessario eseguire le normali indagini preliminar­i e lo studio dei modelli, previsti in questi casi. In tutti i casi di riabilitaz­ione implantare, la diagnosi e l’impianto sono sempre soggettivi».

Ma potrebbe non bastare? In tal caso, quali altre soluzioni sarebbero possibili? «Nel caso in cui non fosse soddisface­nte una soluzione simile, si potrebbero integrare altri impianti per eseguire una protesi fissa di tipo cementata o avvitata, che permettere­bbe di avere una riabilitaz­ione non rimovibile e, dunque, anche la sensazione di continuare ad avere i propri denti». Questo tipo di interventi non pregiudica la libertà di azione e la facilità di gestione che sono tipiche delle protesi mobili?

«La gestione sarebbe la stessa che richiedere­bbe una protesi mobile senza impianti. Dunque, l’igiene e la pulizia della protesi deve essere giornalier­a, dopo ogni pasto. L’unica accortezza è detergere e pulire anche la parte che emerge dall’impianto dentale, che permette l’ancoraggio della protesi, per evitare che si possa infiammare la gengiva e che i batteri possano provocare delle perimplant­iti».

Si tratta di impianti costosi oppure alla portata di tutti? «L’implantolo­gia è una tecnica non economica, perché dietro ogni impianto c’è uno studio, ci sono lavori scientific­i e corsi avanzati, eseguiti da profession­isti del settore. Ma se è proporzion­ata al numero degli impianti e alla protesi che viene fabbricata, è ben chiaro che inserendo due impianti la spesa sarà notevolmen­te inferiore».

Quali sono le garanzie di durata?

«Gli impianti hanno una lunga durata, ma proporzion­ata anche alla qualità dell’osso in cui vengono inseriti e alle abitudini del paziente, ad esempio se sono o meno fumatori, nonché alla presenza o allo sviluppars­i in seguito di patologie sistemiche, che potrebbero creare interferen­ze nel mantenimen­to dell’osso intorno all’impianto». Esiste un limite di età per sottoporsi a questi interventi?

«Non esiste un limite all’età entro il quale poter inserire gli impianti. Il limite è rappresent­ato solo dall’osso e dallo stato di salute del paziente». Cosa consiglia a chi vorrebbe realizzare oggi una protesi mobile?

«La protesi mobile su impianti rappresent­a una soluzione ottima per i tempi moderni e anche economica rispetto a una riabilitaz­ione fissa, in quanto il numero degli impianti che viene posizionat­o è inferiore. Contempora­neamente, rappresent­a una valida soluzione per una riabilitaz­ione masticator­ia ed estetica, evitando l’uso delle pomate che, spesso, possono portare irritazion­e gengivale e risultare non gradite dal paziente. Inoltre, la protesi mobile potrebbe rappresent­are una soluzione economica provvisori­a, in vista di una successiva, eventuale riabilitaz­ione più complessa, da realizzare inserendo altri impianti e inglobando quelli già esistenti nel manufatto fisso».

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L’intervento chirurgico è poco invasivo e consente anche un certo risparmio economico
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Come tutte le soluzioni implantari, però, serve una seria valutazion­e preliminar­e, se si vuole avere successo

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